L’INTERVISTA MARIA ANTONIETTA COSCIONI

MilanoLei lì per lì è a favore senza se e senza ma. Poi fa qualche (giusto) distinguo. Maria Antonietta Coscioni è la vedova di Luca, distrutto dalla sclerosi laterale amiotrofica, e come lui crede nel diritto di scegliere la propria fine. Crede, insomma in quel complicato intreccio etico e religioso che per brevità chiamiamo eutanasia. A febbraio ha vissuto da vicino, parlando e discutendo, la sorte di Eluana Englaro, ora è una radicale attivissima che alla Camera siede tra i banchi del Pd, più impegnata nelle sue battaglie che nello sterile squittìo polemico di tanti altri politici.
Signora Coscioni, al Festival di Sanremo Povia canterà una canzone su Eluana Englaro.
«Ho sentito anch’io la notizia qualche giorno fa. Certo, come in qualsiasi battaglia, la comunicazione è sempre lo strumento migliore. Però...».
Però?
«Non ho letto il testo del brano, che comunque spero sia a favore di quel percorso che ha segnato così tanto la famiglia Englaro. Quindi posso soltanto dare una valutazione su quello che si sa senza permettermi di entrare nel merito artistico».
Molti hanno accusato Povia di cattivo gusto.
«Non sono d’accordo. Nel rispetto della propria professione, ciascuno è libero di parlare di un argomento come questo, che interessa tutti i cittadini. E, dopotutto il caso di Eluana è stato uno dei più importanti del 2009 e ha letteralmente spaccato in due l’opinione pubblica. Come accadde dopo la fine di Piergiorgio Welby, sono stati pubblicati anche tanti libri».
Nell’ultimo Sanremo Povia ha cantato «Luca era gay», stavolta si occupa di Eluana. Quantomeno disinvolto.
«No, se il brano diventa un’occasione in più per riflettere su questo delicatissimo argomento».


Ma non c’è il rischio strumentalizzazione?
«Se nel suo brano di Povia manifestasse una sola posizione e si trasformasse in un comizio senza contraddittorio, allora sì. E rischia di diventare un’arma a doppio taglio».

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