L’INTERVISTA MARIO MANTOVANI

Si parla da tempo di lui come possibile coordinatore regionale del Pdl, ma Mario Mantovani ha anche molti avversari politici che si mettono di traverso e che finora hanno avuto la meglio. Il sottosegretario alle Infrastrutture non nasconde il suo fastidio per la gestione del Pdl lombardo: «Come in tutte le buone famiglie è necessario procedere nella condivisione. Per questo è necessario convocare il Tavolo». Oggi, intanto, si riunirà il gruppo regionale del Pdl per parlare delle nomine in arrivo in consiglio.
Senatore Mantovani, perché chiede la convocazione del tavolo Lombardia?
«Da gennaio il tavolo Lombardia ha dato ottimi risultati riunendosi regolarmente. Allora, considerato il buon esito delle elezioni, ritengo che debba continuare. Non si fanno i tavoli solo per vincere».
È in polemica con il coordinatore regionale, Guido Podestà?
«Non si può procedere così, che siamo tutti chiamati a lavorare e il giorno dopo scompariamo tutti fino alle prossime elezioni. E poi se un sindaco quando è in fase elettorale chiama a raccolta tutti e quando è ora di ben governare si dimentica dei suoi, non è destinato a durare molto».
Adesso a chi si riferisce? A Formigoni?
«Si governa con gli eletti e con coloro che hanno contribuito alla vittoria. È un discorso che vale dal più piccolo Comune alla Regione più importante d’Italia».
Nei giorni scorsi ha criticato la nuova giunta della Lombardia. Che cosa non le piace?
«Gli uomini di Formigoni hanno in mano l’intero comparto degli investimenti: infrastrutture, Expo e ambiente. La Lega controlla il novanta per cento del bilancio regionale attraverso Sanità, Agricoltura, Industria e Artigianato. Al resto delle componenti lombarde che cosa è rimasto? Il Paesaggio e la Cultura... È un segno di debolezza all’interno del Pdl lombardo».
Vuol dire che Formigoni approfitta di un partito debole?
«Formigoni fa bene a contornarsi di uomini di sua fiducia ma ciò non aiuta a far crescere la condivisione. Nella formazione della giunta sono state escluse intere provincie, da Brescia a Como a Pavia».
Ma lei non aveva sollevato il caso Milano? Deluso dall’esclusione di Sante Zuffada?
«Nella provincia di Milano sono stati inseriti i primi e gli ultimi eletti, saltando quelli in mezzo! Serve un chiarimento politico. Francamente non si capisce perché siano stati messi in giunta non il primo ma il secondo e il terzo degli eletti. Poi si salta il quarto e si mettono il quinto, il sesto e il settimo! (ndr: il secondo e il terzo sono Stefano Maullu e Alessandro Colucci, quinto sesto e settimo Domenico Zambetti, Romano La Russa e Massimo Buscemi. Il primo è Mario Sala, il quarto Sante Zuffada). Oltre tutto, il saltato al numero quattro è l’unico a rappresentare la Provincia, già sindaco, con il cento per cento delle presenze nella scorsa legislatura».
Ha parlato di queste cose con il presidente Berlusconi?
«Mi pare che il presidente abbia ben altri problemi. Non credo che così lo si aiuti nel suo lavoro. Lo stesso Berlusconi non ha riferimenti in giunta, se è vero che l’unica persona segnalata da lui è stata nominata sottosegretario al nulla».
Ha chiesto di convocare il Tavolo per discutere nomine e presidenze di commissione?
«Non chiedo nulla, solo di aprire una riflessione di ordine politico su queste scelte. Nel partito non abbiamo dibattuto neanche il fatto che abbiamo perso mezzo milione di voti dalla volta scorsa».


Letizia Moratti vincerà la sfida milanese?
«Ci auguriamo di vincere, ma servono correttivi. Mi auguro che ci si organizzi in tempo, tenendo conto del fatto che Podestà al ballottaggio da presidente della Provincia ha perso in città. A Milano ha vinto Penati».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica