L’INTERVISTA MICHELE VIETTI

Onorevole Vietti, che cosa farà l’Udc l’anno prossimo alle regionali in Piemonte, il suo territorio?
«Siamo reduci da un’innovativa esperienza di alleanza al secondo turno tra Udc e Pd per la Provincia di Torino, che rappresenta quasi la metà del Piemonte. Ovviamente le regionali avranno un meccanismo elettorale diverso e si svolgeranno in un contesto politico nazionale diverso. La scelta di quest’anno non ipoteca quella dell’anno prossimo».
La scadenza si avvicina e i partiti cominciano a muoversi.
«Non c’è dubbio che in Piemonte da parte del Pd ci sia stata e ci sia per noi una considerazione ben diversa da quella del Pdl. Paradossalmente non sarà tanto l’Udc a scegliere ma saranno Pdl e Pd a dover sciogliere i nodi».
Come?
«Il Pd è disponibile a chiudere definitivamente con la sinistra radicale e a non andare al traino del giustizialismo dipietrista? È disponibile a un programma di riformismo serio mettendo in campo candidati moderati e in sintonia col mondo cattolico? Il Pdl è disponibile ad abbandonare l’egemonia della Lega in termini di programmi e di uomini e a sposare una linea più attenta alle ragioni della solidarietà? Aspettiamo i nostri potenziali interlocutori al centro».
Se ci sono candidati della Lega in una regione del Nord, non appoggerete il centrodestra?
«È ovvio che per noi la Lega da una parte e Di Pietro dall’altra sono quanto di più lontano ci sia dalla politica di un partito moderato e di centro».
Bossi vi ha definiti «rompiballe».
«Bossi, dietro il suo linguaggio truculento, mostra di comprendere bene la realtà. L’unica vera alternativa alla Lega sul versante moderato è l’Udc. Che ha votato contro il federalismo denunciandone la natura propagandistica. L’Udc si è opposta alle ronde, alla criminalizzazione indiscriminata dei clandestini e alle gabbie salariali. Dunque è vero: siamo dei rompiballe e su questi temi continueremo ad esserlo».
È possibile che Galan sia ricandidato da voi e dal Pd?
«Un’intelligente provocazione di De Poli. Del resto, la Lega ci insegna che bisogna essere flessibili nelle strategie territoriali».
Nel Pdl gli ex-dc si spendono per un riavvicinamento.
«Cicchitto e Bondi, che vengono da esperienze diverse, sono stati tra i più aperturisti. Ma qui sono in gioco i fatti. Se alla ripresa l’attività del governo sarà meno egemonizzata dalla Lega e più attenta alle nostre ragioni, saranno fatti ben più importanti delle dichiarazioni».


Se si introducesse il quoziente familiare, ci ripensereste?
«Per noi è strategico, ma sarebbe già positivo se il ministro dell’Economia mostrasse di tenere in considerazione qualche nostro suggerimento, invece di ostentare sempre una supponente autosufficienza».

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