L’INTERVISTA IL PROFESSORE

Non eravamo rivoluzionari: odiavamo l’oppressione

L’INTERVISTA  IL PROFESSORE

Nel 1999 ricordò il primo decennale della strage di Tienanmen in un'intervista telefonica a un giornale straniero e finì in galera per quattro anni. Lo scorso dicembre la partecipazione alla pubblicazione della Carta 08 assieme a Liu Xiaobo (oggi in carcere) gli è costata perquisizioni e visite di polizia. Ora il tormento è ripreso, ma il 61enne professor Jiang Qisheng, attivista per i diritti umani e protagonista della protesta di Tienanmen non rinuncia a parlare. «Ho la polizia sotto casa mia dal 15 maggio, non posso né muovermi né ricevere nessuno. Andrà avanti così fino al 4 giugno, nessuno ancora m'impedisce di parlare».
Cosa ricorda di quella notte?
«I compagni feriti e insanguinati. Ero tornato all'università per finire un lavoro... li vidi arrivare, ascoltai i loro racconti terrorizzati».
È servito a qualcosa?
«In Ungheria nel 1956 altri giovani sacrificarono le loro vite. Vent'anni dopo nessuno sapeva se fosse servito, ma poi è arrivata la democrazia. Dopo vent'anni qui il momento non sembra vicino, ma faremo di tutto perché arrivi».
La Cina ricorderà Tienanmen?
«Il governo no di certo. Sono convinti di essere stati nel giusto, bloccheranno qualsiasi commemorazione».
Eravate dei rivoluzionari?
«Nessuno si considerava rivoluzionario, volevamo solo discutere, opporci a quell'insopportabile atmosfera di oppressione».
Oggi cos'è cambiato?
«Nulla, economia a parte la Cina resta uno Stato con un partito unico, senza possibilità di ricambio, senza possibilità d'intervento dall'esterno del partito».
Il partito quindi ha vinto?
«Solo in apparenza perché si muove sulla strada sbagliata. La gente ha diritto alla libertà, non puoi sopprimerla, ripetere falsità e ignorare la verità solo in nome dell'economia».
L' Occidente sembra accettarlo
«Impedirci di pensare in nome dell'economia è come sostenere l'inferiorità del nostro popolo, come dire che il benessere per i cinesi non prevede la libertà».
Oggi i giovani si dicono orgogliosi del governo.
«Televisioni, giornali e internet non parlano di Tienanmen. I giovani non hanno la possibilità di esprimere punti di vista diversi da quelli ufficiali. Un sistema monopartito è un mercato monomarca, puoi solo comprare il pensiero del monopolista, non c'è né scelta, né competizione. Ma i giovani conoscono le regole del mercato. Capiranno presto che così non funziona».
Nelle università il partito ha più iscritti che nel 1989 come mai?
«Semplice interesse. Chi s'iscrive al partito ha molte più agevolazioni di allora. Chiedeteglielo e li vedrete arrossire. Non lo fanno per fede, ma per opportunismo e denaro».
Dicono che la democrazia porti al caos..


«L'Europa è nel caos? Pensare che in Cina la libertà provochi il caos significa considerarci una nazione di seconda categoria».
Ci sono già molte rivolte interne.....
«Sono rivolte per i diritti umani, per la democrazia e per lo sviluppo. Se si svolgono pacificamente sono un bene».

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