Santoro contro Santoro, il diavolo e lacqua santa. Di qua il giornalista, Michele. Di là il vescovo di Avezzano, Pietro. Si chiamano allo stesso modo ma sul terremoto, per limitarsi alle cose terrene, la vedono in modo differente. Pietro Santoro, pastore amatissimo dai giovanissimi della Caritas abruzzese, sembra non vedere lora di dire la sua.
Monsignor Santoro, proprio non le ha mandate giù le critiche del suo omonimo.
«Da Santoro a Santoro: credo che sia arrivato il momento, da parte di Michele, di rendersi conto e di ammettere che le cose stanno in tuttaltro modo rispetto a quelle rappresentate nella puntata di Annozero. Se fossi nel suo studio televisivo gli direi: caro Michele, è giunto il momento di dare un giudizio sereno sulla verità dei fatti che sono sotto gli occhi di tutti. Un giudizio formato con il cuore, lonestà intellettuale e lintelligenza (che gli riconosco) mettendo da parte fini ideologici che gli hanno fatto dire cose assolutamente fuori luogo e fuori dalla realtà».
A suo avviso in che cosa ha sbagliato Michele Santoro?
«Insisto: ha rappresentato un realtà inesistente».
In che senso?
«Io sono un vescovo che vive attivamente la comunità, e in queste ore sono ancora più partecipe perché cè da dare assistenza e sostegno a tantissime persone in difficoltà riparate ad Avezzano e dintorni. Bene, io dico che mai come questa volta, i soccorsi e il coordinamento della protezione civile, hanno funzionato in modo egregio. Aggiungerei, impeccabile. Arrivare a sostenere il contrario è una denigrazione mediatica inconcepibile e inaccettabile: ripeto, io vivo tra la gente, con i ragazzi della diocesi siamo impegnati notte e giorno da una settimane e devo dire che nessuna delle persone che hanno perso un proprio caro oppure la casa, si sono lamentate. Nessuna. Anche quella coppia incontrata allospedale a cui il terremoto ha portato via un figlio: attraverso me ha ringraziato quei giovani e quei volontari, che continuano a sacrificarsi per aiutare il prossimo. Lho detto anche al mio amico Gianni Letta: quel che le istituzioni sono riuscite a fare - mi si passi il termine - ha del miracoloso».
Polemiche pretestuose, dunque.
«Se alla base di una critica mediatica cè solo una motivazione ideologica non si va da nessuna parte. Nessuno mette in dubbio che se un domani dovessero emergere rilievi penali in relazione alla costruzione delle abitazioni o allutilizzo di determinati materiali, la giustizia debba fare il suo corso. Ma ridimensionare volutamente, per altri fini, quanto di bene si sta facendo, è un modo di fare che fa star male tutti coloro che si spendono per permettere allAbruzzo, e ai suoi abitanti, di risorgere. Sono polemiche montate ad arte finalizzata a un tornaconto politico».
Monsignore, comè impegnata in queste ore la sua diocesi?
«Per noi il primo tempio e la prima chiesa è la persona umana a cui quotidianamente, dalle ore post sisma, rivolgiamo il massimo dellimpegno. La grande e gioiosa mobilitazione di questo esercito di volontari riconducibili alla Caritas è un esempio grandioso di generosità.
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