Monumentali sequenze di sfere in marmo di Carrara, che progressivamente si «schiudono» a rivelare una forma femminile rannicchiata su se stessa in una sorta di posizione fetale che rimanda alla genesi della vita: dai Fori a Palazzo delle Esposizioni, passando per piazze e palazzi, Roma si popola delle sculture del costaricano Jimenez Deredia - primo autore non europeo che abbia unopera nella basilica di San Pietro - per il progetto «La Ruta de la Paz», che prenderà il via dalla Capitale per poi proseguire in nove Paesi diversi, dal Canada alla Terra del Fuoco, nel tentativo di tracciare, come dice il titolo, una vera e propria rotta di pace. Saranno ben due le «tappe» espositive romane, cui si aggiungerà una terza sezione allaperto. Si comincia al Foro Romano, che dal 23 giugno al 30 novembre, ospiterà la mostra «Deredia. La genesi e il simbolo»: tra lArco di Tito e la Curia del Senato, lungo la Via Sacra - che per la prima volta ospita opere di arte contemporanea - saranno posizionate otto grandi sculture in ideale dialogo con larchitettura circostante, tra antichità di luoghi e reperti e atemporalità e universalità di simboli e concetti. Le opere nascono, infatti, da una lunga ricerca, anche emotiva, condotta dallartista sulle sfere degli antichi Boruca, uno dei misteri irrisolti dellarcheologia. Di tali sfere precolombiane, alcune grandi quanto un frutto, altre di più di due metri e mezzo di diametro, non si conoscono né le tecniche costruttive, né il significato. Ciò che valorizza e rielabora Deredia, che ne rimase profondamente impressionato quando le vide da bimbo, è lalto simbolismo del cerchio, comune a più civiltà sudamericane, e, in generale, a culture differenti, nonché distanti.
La «Ruta de la Paz» è concepita come un pellegrinaggio. Ad illustrarne la filosofia, tra disegni, progetti, sculture in formato ridotto e bronzi, sarà la mostra «Deredia.
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