Il paradiso comincia a bordo di Air Mauritius, recita una locandina pubblicitaria che promette - tra palme e bambù - unevasione tropicale dallinferno delle metropoli. Né si contano, poi, gli Eden park e i Giardini dellEden, sparsi ovunque e dispensatori - almeno a parole - di delizie non ultraterrene.
Un tempo, però, lEden non era una trovata pubblicitaria, ma un atto di fede. E il Paradiso terrestre veniva normalmente rappresentato sulle carte geografiche perché ci si aspettava che una carta del Mondo rispecchiasse i contenuti della Bibbia e fosse coerente con gli insegnamenti della dottrina cristiana. I cartografi medievali fanno dipendere, appunto, il loro lavoro, non solo dallosservazione della realtà e dalle autorevoli descrizioni dei geografi dellantichità classica, ma anche dal Vecchio Testamento. Cè, insomma, una vera storia del «cielo in terra», per almeno duemila anni identificabile con quella dellOccidente, cui Alessandro Scafi ha appena dedicato lo straordinario volume Il paradiso in terra. Mappe del giardino dell'Eden (Bruno Mondadori, pagine 414, euro 58). Scafi non commette lerrore di giudicare le carte medievali secondo criteri ottocenteschi. Non mostra la preoccupazione - tipica di quel secolo (e che ha radici post-rinascimentali) - di aderire a tutti i costi agli ideali di progresso scientifico, ridicolizzando il bizzarro miscuglio di teorie medievali sulla localizzazione dellEden, ma affronta largomento con prudenza e rispetto. E si cimenta nella difficile impresa di descrivere la rappresentazione geografica di un «non luogo» alla luce delloriginario contesto culturale e tecnologico in cui esso viene concepito. Il risultato è un viaggio nel passato, compiuto con le cautele imposte dalla buona educazione durante la visita a un Paese straniero.
Tutte le grandi civiltà hanno i loro paradisi. Anche i Greci e i Romani concepirono «unetà dell'oro nel passato remoto e nel remoto presente delle isole beate». Per noi la storia comincia con gli Ebrei. Il giardino dellEden nasce da una concezione ebraica, tramandata ai Cristiani con ladozione da parte loro della Bibbia degli Ebrei. Successivamente, con la conversione di Roma al Cristianesimo, la storia mediterranea ed europea sono fortemente influenzate dalla dottrina cristiana. E, per duemila anni il termine paradiso indicherà lEden della Bibbia.
Le indagini di Scafi partono appunto dallalba del Cristianesimo, passano attraverso il Medioevo, il Rinascimento e la Riforma e arrivano ai giorni nostri. Il Paradiso terrestre si incontra descritto in varie forme e la sua localizzazione non è solo un problema geografico, ma teologico. Come nota lautore, secondo la Genesi, «quattro fiumi scorrono dal giardino dellEden, ma un quinto fiume sempre in piena è alimentato dallinchiostro versato nel corso degli anni e dei secoli da chi si è sforzato di penetrarne il mistero!».
Colpisce che chiunque si sia cimentato nella individuazione cartografica dellEden, abbia sempre cercato di ridicolizzare le teorie dei predecessori. Già nella tarda antichità, i Padri della Chiesa rimproverano ad Origene la cattiva abitudine di costringere la parola di Dio in schemi allegorici o sistemi filosofici umani. Col Rinascimento, mettere alla berlina le ingenue speculazioni del passato sul Paradiso, stilandone un sempre più aggiornato inventario, diventa la regola. Nel 1529, ad esempio, per Agostino Steuco - pure assolutamente certo dellesistenza del Paradiso in terra -, è assurdo ritenere che lEden si trovi allEquatore. Il luterano Sebastian Munster, nel 1545, compila un elenco delle localizzazioni irrazionali del Paradiso, comprendente: lEstremo Oriente, i tropici, lequatore, una montagna alta quanto la sfera lunare... Nessuno supera, però, la lista più completa delle opinioni ridicole sul paradiso, opera del vescovo Houet nel 1691. Un vero modello per i posteri. Essa comprende: la Luna, i Poli, la «Tartaria», la Terra del fuoco, la Cina, lAmerica e lAfrica sotto lequatore. Oltre a Babilonia, Persia, Siria, Assiria, Arabia e molti altri luoghi. Tutte sciocchezze - dice il vescovo: lEden è, ovviamente, a Sud della Mesopotamia! Trentanni dopo, Augustin Calmet si dirà, invece, certo di averlo trovato in Armenia, il Paradiso, ampliando così lelenco delle opinioni ridicole compilato da Houet con lopinione di Houet medesimo...
NellOttocento, gli storici Arturo Graf e Pompeo Durazzo considerano la cartografia medievale unaccozzaglia di superstizioni e adottano il famoso documento di Houet come una sintesi storica. Latteggiamento sprezzante continua anche nei primi del Novecento, nel solco di una tradizione critica risalente fino a Lutero e a Calvino. Con la sostanziale differenza che, oggi, ladozione dellinventario rinascimentale degli errori del passato, non ha lo scopo di ricostruire una geografia razionale per il paradiso terrestre, ma semplicemente quello di scrivere di storia. Nessuno cerca più il Paradiso in terra per difendere lautorità delle Sacre Scritture.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.