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L’ippica si aggrappa ai soldi degli sponsor per salvarsi dalla crisi

Mentre la tribolata ippica di casa nostra guarda con legittima apprensione all’incontro di oggi a Roma fra il commissario dell’Unire e le categorie dal quale potrebbe scaturire una base per il problematico rilancio di un settore allo sbando, tutto il mondo che gira attorno al cavallo è alla ricerca spasmodica di nuove risorse economiche. Naturale allora che si guardi con particolare attenzione agli sponsor, merce in verità rara nel settore. È così che accanto a Gucci sponsor di Gucci Master al Salon du Cheval di Parigi (operazione costata la bazzeccola di 700mila euro), a Hermes che ha recentemente proposto un’innovativa sella da concorso, a Rolex che da anni è sponsor della Coppa del mondo di salto ostacoli, ecco che una casa automobilistica di primario livello come Audi, ha aperto due importanti canali in questa direzione per valorizzare i suoi prodotti d’elite. Ne abbiamo parlato con Michael Frisch, direttore di Audi Italia.
«Il settore equestre è posizionato a un livello di target molto alto, lo stesso che ci interessa per le nostre vetture. Gode di un indiscusso prestigio, è frequentato da personaggi di livello, rappresenta dunque il target che ci interessa».
Recentemente la casa automobilistica tedesca ha esteso i suoi interessi anche all’endurance, la particolare disciplina equestre che prevede gare su percorsi impegnativi. «Nel luglio dello scorso anno - prosegue herr Frisch - siamo stati tra gli sponsor di Endurance Life Style. La manifestazione come nel caso dei tornei della Gold Cup è la maggiore che si disputa nel Paese. Vi partecipano personaggi di rilievo come alcuni esponenti della famiglia reale del Dubai. Nelle splendida cornice del lago di Garda si sono disputate le gare con serata di gala a Villa Sigurtà. Davvero l’evento, sotto la regia dell’ex campione del mondo Gianluca Laliscia, ha avuto grande successo e contiamo di proseguire la nostra collaborazione anche quest’anno.

L’endurance in questo caso ci dà la possibilità di dimostrare la resistenza delle nostre auto, capaci come il purosangue arabo, di affrontare percorsi impegnativi senza risentirne».

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