Roma - Sarà il 3 febbraio il giorno del giudizio per il caso Annozero, dopo la telefonata in diretta del direttore generale della Rai Mauro Masi e il botta e risposta con Michele Santoro. Giovedì prossimo, infatti, la vicenda finirà con ogni probabilità sul tavolo del cda Rai e del consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, mentre è già all’ordine del giorno nella riunione del Comitato per l’applicazione del codice di autoregolamentazione sui processi in tv.
Lo scontro al calor bianco andato in scena in diretta tv si trasferisce quindi sul piano della valutazione regolamentare. Ma sullo sfondo ci sono le parole e le repliche dei protagonisti, dettate a 24 ore dal confronto pubblico, ad attizzare la polemica. «Santoro mistifica ancora una volta» dice Masi, replicando alla conferenza stampa di Santoro. «Sono io che ho evitato consapevolmente lo scontro e non lui che si è limitato a rispondere maleducatamente ad argomentazioni tecniche puntuali e pacate con l’arroganza di chi da 30 anni crede di usare il video come una clava». Per il dg è «indegna l’attività istruttoria parallela che svolgono taluni sul servizio pubblico come se avessero ricevuto chissà quale delega dall’autorità giudiziaria». Già in passato, ricorda Masi, avevo subito nel corso della trasmissione «comportamenti maleducati e inaccettabili. Ora la magistratura ancora una volta dovrà verificare l’attendibilità di un teste di accusa che ha rivelato in diretta televisiva fatti e circostanze oggetto di un procedimento penale ancora in fase di indagine preliminare». Ma ora, afferma, «il limite è stato abbondantemente raggiunto e la misura è colma». Masi ricorda «peraltro che Santoro è presente nel palinsesto Rai non per una libera scelta editoriale ma in forza di due sentenze - come tutti ben sanno, molto “peculiari” - dei giudici del lavoro per cui è evidente che una dissociazione a tutela dell’azienda non può non avvenire nella forma più esplicita».
Se Masi appare determinato a verificare le eventuali violazioni, c’è anche Paolo Romani, che - in base al potere d’impulso attribuito dalla legge al ministero - muove passi in questa stessa direzione. In particolare il ministro dello Sviluppo economico ha inviato al presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, «una lettera di segnalazione delle violazioni che la Rai ha concretato nel corso della trasmissione del programma Annozero del 20 e del 27 gennaio in relazione ai generali obblighi derivanti dal contratto di servizio». Una richiesta di intervento fatta propria anche da quattro componenti della stessa Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni (Antonio Martusciello, Stefano Mannoni, Enzo Savarese, Roberto Napoli).
Nessuna dichiarazione ufficiale viene rilasciata dal presidente della Rai, Paolo Garimberti. Ma filtra una sua presa di posizione informale, riassumibile in un «sì al rispetto delle regole, no alle valutazioni in diretta tv». «Personalmente - dice Garimberti ai suoi collaboratori - sono convinto che i toni gladiatori non facciano bene alla Rai e che non facciano affatto bene nemmeno alla politica. Ciò premesso, la libertà editoriale va tutelata in ogni modo ma, ovviamente, deve essere esercitata nel pieno rispetto delle regole».
L’ira di Masi. E il Garante processa Annozero
Si muove anche il ministro Romani. Giovedì il caso sbarca al cda Rai. Per il dg "ora la misura è colma"
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