L’ira del tunisino leone in gabbia che rifiuta i pasti

da Vigevano (Pavia)

Ha rifiutato pranzo e cena, si è sdraiato sulla brandina della cella e si è chiuso in se stesso. Qualche ora di riposo che gli ha fatto superare l’attimo di scoramento iniziale e ritrovare la grinta. Tanto che chi ha visto il tunisino nelle ultime ore lo ha descritto più come un leone in gabbia che come un uomo depresso per la botta improvvisa che gli è piovuta addosso.
Azouz è rinchiuso da solo in una cella del carcere «Dei Piccolini» di Vigevano, un piccolo spazio attiguo al comando della polizia penitenziaria, così come accade quando si è ancora in attesa dell’interrogatorio di garanzia. L’aria di sfida che sfoggiava nelle sue comparsate in tv e nelle centinaia di fotografie non l’ha abbandonato, anche se ha dovuto mettere via gli occhiali e gli abiti griffati, restando con pantaloni e maglietta: ha rifiutato seccamente sia il pranzo che la cena. E al cappellano del carcere, don Florindo Arenghi, ha chiuso la porta in faccia: «No, non voglio proprio parlarle», è sbottato di fronte al prete che dopo la consueta messa della mattina è passato a trovarlo per vedere come stava.
«Sto aspettando il mio avvocato per parlare, mi hanno detto che lo vedrò domani - ha aggiunto - basta così non voglio dire altro». Il sacerdote, che incontrò nello stesso carcere anche Alberto Stasi il 26 settembre scorso regalandogli la Bibbia, spiega che il tono di Azouz non era affatto dimesso, non era quello di una persona depressa come potrebbe far sembrare l'atteggiamento di rifiuto del cibo. «Era, piuttosto - descrive don Florindo - nervoso, grintoso. Gli ho chiesto anche se aveva bisogno di qualcosa. No, mi ha risposto. Così non ho insistito oltre».


Marzouk sembra, insomma, assolutamente concentrato sul «da dirsi» nell’interrogatorio, affiancato dal legale lecchese Roberto Tropenscovino, nel quale sosterrà di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato: il tunisino respinge fermamente l’accusa di essere stato al centro dell’organizzazione di spacciatori. «Non ho ricevuto notifiche - ha detto Tropenscovino - perciò ritengo probabile che l'interrogatorio di garanzia si terrà martedì».

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