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L’Irak rinvia il censimento: adesso è troppo pericoloso

Bagdad Il censimento generale dell’Irak, il primo in 22 anni, è stato rinviato sine die. Era previsto per ottobre.
Il censimento nazionale era il secondo passo di un piano, previsto dalla costituzione irachena, destinato - tra l’altro - a decidere con un referendum le sorti delle province settentrionali di Ninive e Kirkuk, ricche di petrolio e che la maggioranza curda vorrebbe indipendenti.
«Il ministero per la pianificazione e sviluppo - ha detto Ali Baban - era pronto a condurre il censimento, ma a causa delle riserve espresse dai partiti politici delle province di Ninive e Kirkuk abbiamo deciso di rinviarlo ad un’altra data da destinarsi».
Continuano intanto le violenze contro i civili, che si stanno riaccendendo dopo un periodo di netto regresso. Tra le quattro e le sei persone sono rimaste uccise ieri sera poco dopo le 20 quando due bombe sono state fatte esplodere in un ristorante di un quartiere sciita di Bagdad. I feriti, secondo le fonti, sono almeno 18. Il locale preso di mira è il Falah, situato nel quartiere di Al Jadida. Le due esplosioni sono state quasi contemporanee. Uno degli ordigni era stato nascosto all’interno del locale, l’altro all’ingresso. L’attentato non è stato rivendicato ma è probabile che gli autori appartengano a qualche milizia sunnita.
Ieri è stato inoltre annunciato da fonti americane che la forza multinazionale presente in Irak cambierà nome: essendo ormai partiti gli ultimi militari britannici, australiani e romeni è ormai solo americana.

I suoi 130mila componenti si chiameranno dunque Usf-I.

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