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«L’Iran deve interrompere l’attività nucleare»

La Repubblica islamica ribadisce: entro dieci anni produrremo combustibile atomico

Marta Ottaviani

L’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica (Aiea) ha approvato ieri una risoluzione che invita l’Iran a interrompere subito le sue attività di arricchimento dell’uranio. Il documento è stato votato all’unanimità dai 35 membri dell’Aiea, superando le resistenze iniziali di alcuni Paesi.
La risoluzione esprime «grave preoccupazione» per la ripresa della produzione nucleare nella Repubblica islamica. «Al fine di promuovere la fiducia - ha dichiarato la portavoce dell’Aiea Melissa Fleming - il consiglio dei governatori giudica necessario che l’Iran sospenda tutte le attività di conversione dell’uranio ed esprime tutta la sua preoccupazione sul fatto che il Paese abbia deciso di riprendere le operazioni nella centrale di Isfahan».
Fonti diplomatiche a Vienna hanno sottolineato che il testo adottato è molto simile alla bozza proposta da Francia, Germania e Regno Unito. Nella risoluzione, infatti, non si fa cenno alla possibilità di deferire l’Iran di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Un particolare molto importante perché un ricorso alle Nazioni Unite rappresenterebbe un’escalation diplomatica, visto che da un semplice ammonimento si potrebbe passare all’imposizione di sanzioni economiche.
Il Consiglio dell’Aiea «chiede all’Iran di ristabilire la piena sospensione di tutte le attività relative all’arricchimento dell’uranio». Il direttore generale dell’agenzia, l’egiziano Mohammad el Barabei, dovrà poter rimettere i sigilli alla centrale nucleare di Isfahan, che il governo di Teheran ha riaperto mercoledì scorso, «monitorare da vicino la situazione e informare il Consiglio di ogni sviluppo».
Non solo. El Barabei entro il 3 settembre dovrà fornire un rapporto globale nel quale illustrerà fino a che punto l’Iran si è conformato all’attuazione dell’accordo sulle salvaguardie nel quadro del Trattato di non proliferazione e di questa risoluzione. Che cosa succederà dopo questa data è presto per dirlo, anche se El Barabei ha dichiarato che «esiste ancora una finestra per ristabilire il dialogo fra iraniani ed europei».
La reazione di Teheran non si è fatta attendere. Mohammad Saadi, negoziatore iraniano all’Aiea, non ha usato mezzi termini: «Questa risoluzione è inaccettabile perché include punti illegali che violano il trattato di non-proliferazione. L’Iran non cederà, ed entro dieci anni produrrà combustibile nucleare». Saadi ha anche aggiunto che il documento non può essere approvato perché impedisce alla Repubblica islamica di procedere alla conversione dell’uranio. La produzione di combustibile nucleare, secondo gli iraniani, serve per scopi civili, ma Usa e Europa temono che venga utilizzata per costruire l’atomica. «Desideriamo continuare a collaborare con l’Aiea», ha concluso Saadi. Critico anche Mohammad Mehdi Akhundzadeh, rappresentante iraniano presso l’Aiea, secondo cui il documento approvato ieri dal Consiglio non contribuisce a distendere «l’atmosfera che dovrebbe caratterizzare questi importanti negoziati». Akhundzadeh sottolinea anche che «l’Iran si è mosso nel pieno rispetto degli accordi internazionali».
Il presidente George Bush ha accolto positivamente la risoluzione, che, ha detto, rappresenta un «primo importante passo per frenare le ambizioni di Teheran». Bush ha sottolineato che gli Usa «lavoreranno con gli altri Paesi in modo che gli iraniani ascoltino un’unica voce che li metta in guardia dalle loro ambizioni nucleari».
Che la situazione non sia ancora irrecuperabile sembra dimostrarlo proprio Bush. Ieri la Casa Bianca ha concesso il visto al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per partecipare al Congresso annuale dell’Onu che si terrà a New York a settembre.

E ciò nonostante il capo del governo iraniano sia considerato ancora persona «non grata» negli Stati Uniti a causa del suo presunto coinvolgimento all’assalto all’ambasciata Usa di Teheran nel 1979.

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