Gian Micalessin
Teheran lo sa, il suo tempo ormai sassottiglia. Per un po la grande paura coreana ha fatto passare in secondo piano la minaccia atomica iraniana, ma il momentaneo vantaggio si è già esaurito. Svanito lo smarrimento iniziale la comunità internazionale cerca di capire come non ripetere gli stessi errori. La bozza di risoluzione studiata per ottenere un primo voto del Consiglio di Sicurezza su un pacchetto di limitate sanzioni torna dattualità. E lIran torna in trincea. Fa sentire la sua voce il grande negoziatore Alì Larijani, facendo capire che un voto del Consiglio di Sicurezza vanificherà ogni possibilità di dialogo. Riprende ad alzare i toni il presidente Mahmoud Ahmadinejad ricordando che la Repubblica islamica, pur essendo pronta a discutere, non intende rinunciare a una sola virgola dei propri diritti.
Poi con una tattica consueta il presidente lancia un nuovo attacco a Israele definendolo un regime fasullo e illegale, destinato alla scomparsa. «Il regime sionista è disonesto, illegittimo, falso, è una vergogna per lumanità e non può sopravvivere... è stato creato dalle grandi potenze per fargli commettere tutti i crimini che garantiscono i loro interessi», ripete rilanciando temi consueti. Promette anche «un gesto decisivo per la liberazione di Gerusalemme occupata e definisce lesistenza dello Stato ebraico «la madre di tutti i problemi del mondo». «Gli Stati della regione - minaccia ancora - non riconosceranno mai questo regime fasullo, neanche tra cento anni. La rabbia dei popoli del Medio Oriente sta per traboccare e presto spazzerà via le potenze complici dei sionisti». Un delirio. Argomenti destinati non allauditorio occidentale, ma a guadagnare consensi tra lopinione pubblica delle nazioni islamiche di fede sunnita.
Quindi, fedele alla linea già indicata da Larijani, grande negoziatore e uomo di fiducia della Suprema Guida Alì Khamenei, il presidente insiste sullidea di un dialogo senza concessioni per la questione nucleare. «Siamo favorevoli a trattare, ma senza indietreggiare di una virgola sui nostri diritti».
Larijani 24 ore prima si era spinto più in là facendo intendere che se il Consiglio di sicurezza voterà le sanzioni, il Parlamento di Teheran adotterà una legge per impedire qualsiasi ispezione dellAgenzia internazionale per lenergia atomica. «Se il Consiglio di sicurezza passerà una nuova risoluzione non saremo in grado di riprendere i negoziati ha detto mercoledì Larijani -, un braccio di ferro condotto attraverso il Consiglio di sicurezza rappresenta una minaccia alla nostra sicurezza e ci costringerà a cambiare atteggiamento».
Gli argomenti adottati non sembrano molto convincenti.
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