L’Iran: «Ritorsioni se ci deferiscono all’Onu»

Ma la Russia appoggia gli ayatollah

Gian Micalessin

La spada di Damocle è per ora solo un pezzo di carta. Una semplice bozza siglata da Berlino, Parigi e Londra, a nome dell’Unione Europea, per convincere l’esecutivo dell’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) di Vienna a deferire l’Iran, sospettato di lavorare a un programma per lo sviluppo di armi nucleari, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La bozza, senza un dietro front della Russia contraria a qualsiasi iniziativa, potrebbe non arrivare mai al voto. Quella spada spuntata basta, però, per far andare su tutte le furie Teheran. Da ieri Alì Larijani - uomo di fiducia della Suprema Guida Alì Khamenei e responsabile in veste di capo del Consiglio di sicurezza nazionale di tutti i negoziati sul nucleare - è protagonista di un aspro faccia a faccia con l’Unione Europea e chiunque voglia condividere la sua mozione.
Una sfida spregiudicata in cui si utilizzano sia le pressioni economiche legate alle forniture di petrolio, sia la minaccia di gettare alle ortiche l’Npt, il Trattato sulla non proliferazione nucleare, accettato e firmato a suo tempo dall’Iran.
«Se volete usare il linguaggio della forza – avverte Larijani - l’Iran sarà costretto, per preservare le sue conquiste tecniche a uscire dalla cornice dell’Ntp e dei suoi protocolli addizionali e riprendere il processo d’arricchimento». In cambio del mancato deferimento al Consiglio di Sicurezza, Larijani offre un nuovo round di trattative. «Siamo pronti a dialogare e questa resta una buona opportunità». Anche perché – fa capire Larijani - qualsiasi altra opzione porterebbe a uno stallo simile a quella nord-coreano. «Europa e Stati Uniti dovrebbero aver già imparato la lezione, perché, dopo tante pressioni, hanno dovuto riconoscere il diritto dei nord-coreani ad arricchire l’uranio. Tanto varrebbe – azzarda - concedere fin da ora lo stesso diritto all’Iran».
Ricordando che il progetto iraniano punta solo alla produzione d’energia per uso civile, Larjani accusa Parigi, Londra e Berlino, le tre capitali incaricate dalla Ue del negoziato, di voler umiliare il suo Paese e di giocare con l’orgoglio nazionale iraniano. «Se lo farete – avverte - non risolverete nulla, provocherete solo altri problemi».
Avvertimenti che suonano come minacce. E anche di un certo effetto, vista l’attuale richiesta di forniture di greggio. «Molti paesi legati economicamente all’Iran, specialmente nel settore petrolifero, non ci hanno difeso quindi – mette in guardia Larijani – d’ora in poi favoriremo solo la collaborazione economica con le nazioni pronte a difendere i diritti nazionali iraniani». Un monito diretto soprattutto all’Unione Europea e ad alcune delle sue nazioni più importanti come Francia, Germania e la stessa Italia, con cui l’Iran detiene importanti contratti petroliferi. Contratti, fa capire Larijani, che potrebbero facilmente saltare o venir rivisti. Il tutto a vantaggio di Paesi molto più disponibili e molto più assetati di prodotti energetici, come il gigante cinese.
Secondo il responsabile iraniano della trattativa sul nucleare, un deferimento al Consiglio di Sicurezza equivarrebbe, inoltre, a bloccare ogni futura trattativa lasciando la Repubblica Islamica priva di controlli. «Se l’Aiea vuole usare il linguaggio dell’umiliazione rinviando la questione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, allora dovrà anche accettare il nostro rifiuto dei protocolli addizionali».

Le Nazioni Unite insomma non potranno accertare nulla - fa intendere Larijani - perché l’Iran non rispetterà più quei protocolli addizionali su cui si basa il diritto d’accesso illimitato alle installazioni nucleari garantito ai commissari del Consiglio di Sicurezza.

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