Gian Micalessin
Adesso lIran ha tutte le carte in regola e tutti gli strumenti legali per mettere alla porta gli ispettori dellOnu. Da mercoledì, quando il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha controfirmato una legge varata lo scorso mese dal Parlamento, Teheran può rifiutare qualsiasi ispezione ai suoi laboratori nucleari. La legge obbliga il governo a «bloccare qualsiasi misura restrittiva volontaria e illegale» in caso di deferimento al Consiglio di sicurezza dellOnu e impone la continuazione «dei programmi di sviluppo e ricerca scientifica». In questo modo lIran può rifiutare dadeguarsi ai protocolli addizionali del decreto di non proliferazione nucleare che prevedono quasi totale libertà di controllo per lAiea. I protocolli erano stati votati dal precedente Parlamento, controllato dai riformisti, ma non erano mai stati ratificati.
La nuova legge è stata firmata lo scorso martedì e subito dopo il presidente ha ordinato a Gholam Reza Aghazedeh, capo dellorganizzazione iraniana per lenergia atomica, la sua immediata applicazione.
LIran è, insomma, pronto ad accantonare la moratoria sullarricchimento delluranio accettata quando avviò i negoziati con lUnione Europea. E vietando controlli o ispezioni troppo intrusive degli ispettori può rendere impossibile ogni accertamento sui suoi reali obbiettivi. La firma della legge arriva a pochi giorni da quello che molti osservatori considerano lultimo round della trattativa con i tre grandi europei. Lincontro tra i negoziatori di Teheran e quelli di Parigi, Londra e Berlino è fissato per mercoledì 21 a Vienna. Ma il rifiuto iraniano di qualsiasi compromesso e la pretesa di continuare le attività di arricchimento delluranio riducono a zero le possibilità di unintesa. Verosimilmente, dunque, lincontro aprirà la strada a un deferimento al Consiglio di sicurezza seguito da una richiesta di sanzioni.
Il presidente americano George W. Bush che da mesi sostiene la necessità dinvestire del caso iraniano il Consiglio di sicurezza dellOnu ha ribadito, in unintervista, la necessità di agire in fretta. Uno dei veri problemi di cui «dovremo occuparci e di cui ci occupiamo, è lIran», ha spiegato Bush, che ha affrontato largomento senza essere sollecitato dal giornalista. «LIran è una minaccia», ha ripetuto Bush, due giorni dopo avere rispolverato la celebre definizione di «asse del male».
Nellintervista Bush ha volontariamente differenziato tra il presidente Ahmadinejad liquidato con la definizione di «tipo divertente» e il sistema iraniano definito, appunto, una «minaccia». Il messaggio è chiaro. Quel che preoccupa Washington non sono le parole e le dichiarazioni aggressive del presidente, ma larticolato sistema di potere che lo muove e lo controlla.
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