Verona. Anche la finale di Amici si è aperto ieri ricordando il terribile attentato di ieri a Brindisi, dove è morta una ragazza. Mediaset, Maria De Filippi e la produzione del programma avevano pensato di rinviare la serata, ma poi è stato deciso di andare avanti. «Lattentato vigliacco di Brindisi non può far prevalere il tentativo di paralizzare la vita del Paese - hanno spiegato da Mediaset -. E la vita deve vincere contro chi diffonde la paura e la morte. Per questo motivo pur nel lutto e nel dolore, confermare una serata che vede protagonisti i ragazzi sia sul palco sia sugli spalti dellArena di Verona è la migliore risposta a chi i ragazzi vuole falciare con le bombe».
Per quanto riguarda lo show, ieri a tarda notte (quando questo giornale era già in stampa) è stato incoronato il vincitore tra i quattro finalisti Big: Marco Carta, Alessandro Amoroso, Emma e Annalisa. Invece venerdì notte, nella finale tra gli allievi di questanno, ha vinto Gerardo Pulli. Il giovane cantante ha ventanni, ama Nietzsche e cita Hegel. È sempre stato allergico alle regole della scuola. La sua «ragione di vita» è far ascoltare la sua musica ed è per questo che ha mandato provini a tutti, persino a Giancarlo Magalli. Nato a Torino, di origini calabresi, è un ragazzo particolare. Solitario («Chi è solo ha un vantaggio, non si sentirà mai abbandonato», dice) e pensatore, vorrebbe un giorno scrivere un libro sulla televisione dal titolo Vi farò ricredere. E allindomani della vittoria commenta: «Si è rotto un muro, credo che non abbia mai vinto uno senza voce».
«Come diceva Hegel, per riuscire a raggiungere il tuo obiettivo devi passare anche per quello che non ti piace, accettare dei compromessi, anche con se stessi», dice ancora Gerardo. Dunque Amici per lui è stato un compromesso, gli hanno chiesto i cronisti. «Allinizio sì, poi è diventata una casa», risponde il pupillo di Mara Maionchi, che fin dallinizio ha creduto in questo giovane cantautore dalla voce bassa e «sporca». Ama De Gregori, Rino Gaetano, Guccini e Vasco Rossi. Considera John Lennon un Dio.
Racconta ancora: «Alcuni aspetti del mondo musicale non li concepisco. Per fare musica non bisogna avere uno strumento vocale eccelso, bisogna saperlo usare. Penso a Jovanotti, un grandissimo. E sono convinto che se De André nascesse oggi non avrebbe spazio. Ho sempre avuto una voglia sfrenata di emergere: a un certo punto ho deciso di non restare più in camera mia a suonare la chitarra da solo. Così ho provato a fare concorsi, serate, a mandare provini a tutti. Non mi ha risposto nessuno. Infine ho deciso di venire a Roma con la mia chitarra e provare a entrare ad Amici, senza neanche dirlo ai miei genitori.
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