L’Italbici in attesa di giustizia cerca gloria nella gara più vecchia

Rebellin e Cunego inseguono la Liegi che premia sempre il più forte

I corridori la chiamano la «corsa giusta», perché essendo una corsa così dura e selettiva, generalmente la Liegi-Bastogne-Liegi premia il più forte, non il più fortunato. È una corsa giusta, ma potrebbe essere profondamente ingiusta se a vincere sarà un corridore macchiato dal sospetto.
Alcuni sono a casa, come Ivan Basso, in attesa di essere ascoltato e giudicato dalla Procura del Coni il prossimo 2 maggio per le vicende dell’Operacion Puerto. Altri sono in gruppo, in attesa che qualcuno valuti e approfondisca le loro posizioni. Uno su tutti: Alejandro Valverde, vincitore della Liegi un anno fa, segnalato nel dossier «Puerto» con il nome in codice «Valv-Piti». All’Uci respingono stizziti qualsiasi tipo di insinuazione: «Il suo nome non figura tra quelli dei 58 corridori sospettati», dicono. Ma la sigla nel dossier della Guardia Civil c’è e la stampa spagnola, e non solo quella, il nome di Valverde continua a farlo.
È la corsa della fatica, la più dura e selettiva di tutte. Ed è anche la più anziana, per questo la chiamano la «doyenne» (è nata nel 1894). Il suo albo d’oro è un quadro prezioso intarsiato di gemme di assoluto valore: Eddy Merckx cinque volte; quattro Moreno Argentin (venti anni fa, la sua terza vittoria consecutiva, in maglia iridata). Tre volte il belga De Bruyne, due volte Hinault e Bruyere, così come Kelly, Kubler e i nostri Michele Bartoli e Paolo Bettini. Il primo degli italiani a vincere la classica delle côte è stato Carmine Preziosi, nel 1965, poi Silvano Contini nel 1982 ha preceduto l’epopea di Argentin. L’ultimo azzurro a mettere il proprio sigillo è stato Davide Rebellin, nel 2004, che dopo aver vinto mercoledì la Freccia Vallone, punta al bis nella corsa che più ama e che l’ha visto sul podio altre due volte (terzo nel 2000 e secondo nel 2001).
Venti anni fa la vittoria numero tre di Moreno Argentin, in maglia di campione del mondo, l’ultimo ad esserci riuscito. «Fu una vittoria rocambolesca – ricorda Argentin, 47 anni, oggi imprenditore edile di successo, impegnato nella bioedilizia -. Ormai sembrava essere una questione a due tra Stephen Roche e Claude Criquielion: erano da soli, pronti a giocarsi tutto. Cominciarono a guardarsi, a contropedalare.

Io che ero in rimonta li ho raggiunti e superati all’ultimo chilometro. Fu una vittoria davvero incredibile».
Bettini cerca il tris iridato. Sulla sua strada Valverde, ma anche Rebellin, Di Luca, Riccò e Cunego: l’Italia insegue la corsa «giusta», in attesa di giustizia.

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