L’ITALIA DEI VALORI BUGIARDI

Mai dare le dimissioni, c’è il rischio che te le accettino. Anche Luigi De Magistris la pensa così. E infatti, da perfetto italiano medio, un po' furbetto e molto bugiardo, il giudice purissimo, il nuovo astro nascente dei Robespierre italiani, la toga preferita dalle tricoteuses alla Travaglio ha appena annunciato che non si dimetterà dalla magistratura. Strano. Il 18 marzo 2009, quando era sceso in campo, aveva dichiarato in pompa magna: «Quella della politica è una scelta di vita. Una scelta irreversibile». Irreversibile? Deve averci ripensato. Ora pare preferisca tenersi la reversibilità. E allora avanti con una bella aspettativa. Si capisce: le scelte irreversibili sono più belle a dirsi che a farsi. E, soprattutto, hanno un difetto: interrompono il corso dei contributi Inps.
La coerenza può attendere: meglio tenersi la cadrega. Non si sa mai: metti che al Parlamento europeo vada male e non riesca a far approvare nemmeno una mozione, che fa De Magistris? L’aspettativa gli consente di ritornare in tribunale, dove se non altro non riesce a vincere nemmeno una causa... Per carità, la legge glielo permette. La decenza un po' meno. Di giudici che entrano in politica e poi tornano a fare i giudici, purtroppo, ne abbiamo già visti, ma non è uno spettacolo entusiasmante: è un po' come un arbitro che per un pezzo della partita gioca in una squadra e poi torna ad arbitrare, alla faccia dell'imparzialità. Vecchio vizio italico. Ma, appunto, non vuole essere De Magistris il decapitatore dei vizi, il moralizzatore, il mastrolindo della politica italiana? E allora come si giustifica questa manfrina degna di un Nicolazzi, questo mediocre sgattaiolare fra bugie e burocrazie per ottenere piccoli vantaggi personali?
Del resto, ha un buon maestro: il suo leader politico. Anche Di Pietro, infatti, presentandone la candidatura, aveva assicurato: «De Magistris si dimetterà dalla magistratura subito dopo le elezioni. Per noi dell'Idv dimettersi è la regola». La regola? De Magistris non si è dimesso subito dopo le elezioni, e nemmeno una settimana dopo, e nemmeno un mese dopo. Anzi oggi ci fa sapere che di dimettersi proprio non ha nessuna intenzione. E dunque? Possiamo dire che per quelli dell'Idv infrangere le regole è la regola? Che la bugia è l'unico vero valore dell'Italia dei Valori?
Verrebbe da crederlo. Pensateci. Di Pietro è quello che combatte l'immunità parlamentare e poi però chiede l'immunità parlamentare all'Ue; è quello che pretende trasparenza dagli altri ma continua a non essere trasparente sulla gestione dei suoi contributi pubblici; è quello che dice: dopo le elezioni toglierò il mio nome dal simbolo del partito e poi se ne dimentica... Sembra impossibile che possa ancora presentarsi in pubblico come il rappresentante dei «Valori».

Quali valori? A noi pare che non avrà più diritto a parlare di regole e coerenza se prima non avrà obbligato De Magistris a seguire regole e coerenza, lasciando definitivamente la magistratura, come aveva annunciato. Avanti, Tonino, di' al giudice inflessibile che la «scelta di vita irreversibile» vale una piccola rinuncia. Si dimetta. Ne guadagnerete entrambi. Anzi, ne avrete la giusta Mercedes.

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