L’Italia dello sport è rimasta senza befane

Visto che oggi è il giorno della Befana, parliamo di belle donne. Belle dello sport e non solo per sport. Campionesse o aspiranti tali. Italiane, soltanto italiane, perché almeno in fatto di bellezza il nostro sport ha poco da invidiare al mondo. Abbiamo scelto un cast settebellezze che quest’anno, o nel recente passato, e in attesa di miglior avvenire, ha toccato il bello della gloria sportiva, del vincere o dell’essere fra le grandi. Insomma non ce ne faremmo niente di una Kournikova, meravigliosa perdente di successo che conta spot e ingaggi pubblicitari più dei set vinti contro chicchessia. D’accordo, non abbiamo nemmeno una Sharapova, brava, bella e quasi sempre vincente. Ma ci siamo avventurati nelle scelte chiedendo la via da seguire al professor Stefano Zecchi, docente di Estetica, conoscitore raffinato dello sport e dei suoi aspetti non solo agonistici. E lui ci ha indicato due soluzioni. Di solito, ha spiegato, siamo soliti vedere la donna sportiva in modo convenzionale. «Ovvero valutare l’armonia delle forme, l’equilibrio fisico dove non piace veder l’eccesso di muscolosità, il gioco delle proporzioni. Insomma la bellezza intesa come armonia». Ma oggi anche questo modo di vedere rischia di essere superato: dalla voglia guardona dello sport moderno, dall’invadenza dei media. Ed allora il professore ci ha suggerito un altro metodo. «Bellezza è quella che ti incanta, ti sorprende, ti toglie dall’indifferenza. Guardi la gara, ma non solo. Mi è successo, di recente, vedendo in tv una tennista. Oggi un’atleta bella è quella che ti spiazza. Ti dici: ma questa fa sport o sfilate? Conta molto l’aspetto seduttivo, la rivalutazione dell’erotismo che suscita. Una volta più era bella l’atleta, più la snobbavi pensando valesse poco sul campo. Oggi la bellezza si prende la sua parte».
Poi ci sarebbe l’aspetto puramente tecnico: vale di più esser bella e brava nell’atletica o nel nuoto, nel pattinaggio a rotelle o nel tennis, nella scherma o nella pallavolo che è sport di squadra e si nutre di altre componenti, comprese le gelosie? Ognuno potrà ideare la sua classifica in tal senso. Noi abbiamo pensato che Flavia Pennetta, fino a qualche tempo fa famosa soprattutto per essere la fidanzata di Carlos Moya, quest’anno ha sedotto anche vincendo, con le ragazze italiane in rosa, la Fed Cup, ovvero la coppa Davis femminile. E tanto basta. Margherita Granbassi ha unito la bellezza, intinta nei suoi occhi di tigre, al titolo mondiale del fioretto. Tania Romano è straordinaria in tutto, sul piano estetico e su quello sportivo alla luce del quarto mondiale consecutivo conquistato nel pattinaggio a rotelle. Guarda caso: Margherita e Tania sono triestine, laddove le «mule» hanno sempre un tocco in più.
Silvia Farina, nata a New York, ma italiana purosangue, ha vinto la gara personale tornando all’attività agonistica di pattinatrice su ghiaccio per conquistare un posto e una discreta figura alle Olimpiadi di Torino.

Vera Carrara, agente di polizia penitenziaria, per due volte campionessa mondiale del ciclismo, lancia da occhioni ridenti il sogno di vincere un’olimpiade. Mentre Francesca Piccinini e Federica Pellegrini, che quest’anno hanno perso qualche colpo, sono pronte alla rivincita. Sul campo. Perché nel gioco delle forme non stanno dietro a nessuno.

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