Politica

L’Italia difende l’idea di Europa dai raid francesi

La crisi libica consente anche di riflettere sulla responsabilità del leader di governo in Europa e delle diverse condizioni politiche che si presentano nei principali Paesi europei. Se prendiamo in esame il caso della Francia e dell'Italia ne potremo (...)
(...) ricavare utili elementi di riflessione.
Si tratta di due Paesi in cui la «destra» è al potere. Due Paesi guidati da leader che si riconoscono nella stessa famiglia politica europea, al pari del cancelliere tedesco. Eppure sulla crisi libica, pur riconoscendo la necessità di un intervento, le loro posizioni risultano molto diverse e sono destinate ad allontanarsi ulteriormente.
Perché? Perché l’Europa, di fronte a ogni sfida che si presenta sul proprio cammino, risulta incapace di un minimo di unità politica e strategica? E ciò nel momento in cui quattro Paesi importanti come la Francia, l’Inghilterra, la Germania e l’Italia sono retti da governi di centrodestra?
Questo fenomeno pone più di un interrogativo su quale sia l’identità comune della destra in Europa, se vi sia una identità comune della destra, e sul ruolo che esercitano i principali leader politici dello schieramento che si distingue dalla sinistra socialdemocratica.
Per diverso tempo, Sarkozy è stato considerato, anche in Italia, un leader politico dinamico e innovatore, capace di rinnovare i valori e i programmi della destra europea. A tal punto da sperimentare la formazione di una compagine di governo includente anche esponenti della sinistra, prova della forza di attrazione di questa nuova destra e del mutamento della tradizionale identità della destra.
Dopo un beve periodo, tuttavia, il progetto di Sarkozy si è trovato in grande difficoltà: da una parte è fallito il tentativo di attrarre anche talune esperienze e personalità della sinistra, e soprattutto, sul versante della destra, è cresciuto il movimento di Marine Le Pen, al punto di superarlo nelle preferenze di voto per le elezioni presidenziali.
Qualunque cosa si possa pensare sul peso che queste difficoltà abbiano avuto nella decisione presa dalla Francia sulla crisi libica, non c’è dubbio che la leadership di Sarkozy sul piano interno si sia indebolita a causa di uno stile personale e di errori politici, che a mio avviso la stessa conduzione dell’offensiva contro Gheddafi non sanerà.
Se guardiamo con obiettività al caso italiano, che molti hanno l’interesse a dipingere come anomalo, vediamo che sono le posizioni azzeccate, prudenti e sagge di un leader come Berlusconi a rafforzare le posizioni dello schieramento di centrodestra.
Da noi, infatti, non solo non vi è un movimento di destra paragonabile a quello rappresentato in Francia da Marine Le Pen, ma la stessa Lega di Bossi ha assunto nel corso del tempo, anche per le capacità politiche di Berlusconi, un profilo sempre più nazionale e di governo, pur non rinunciando alla propria carica di cambiamento.
Se solo la sinistra italiana sapesse guardare a questa realtà con occhi meno ideologici e colmi di pregiudizi, se solo sapesse vedere che non la Francia, non la Germania, ma proprio il governo guidato da Berlusconi sta salvaguardando l’idea di un ruolo dell’Europa nel mondo.


Se questo miracolo accadesse, l’Italia potrebbe ridivenire protagonista di una Europa unita, di una Europa forte e rispettata non per le sue prove muscolari, ma per un progetto di sviluppo e di libertà da proporre ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
*coordinatore del Pdl

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