Almeno 10 miliardi di euro pronti a essere investiti nel nostro Paese. Un raddoppio della forza lavoro del settore, pari oggi a 30mila unità. Un contributo decisivo per permettere all'Italia di realizzare gli obiettivi «20-20-20» fissati dall'Unione Europea. Simone Togni, presidente dell'Anev (Associazione nazionale energia del vento, membro di Confindustria Energia), lancia al mondo politico italiano un appello a varare urgentemente le misure necessarie a fare uscire questo settore dallo stallo in cui si trova da oltre un anno. «Parliamo dei decreti attuativi del decreto legislativo 28/2011 - spiega Togni - che dovevano essere emanati entro il 29 dello scorso mese di settembre».
Provvedimenti necessari per garantire al settore regole certe e trasparenti, definendo nuovi meccanismi di incentivi, semplificando le procedure autorizzative e rimuovendo alcuni ostacoli di carattere tecnico legati, per esempio, alla rete. Lo «sblocco» dei decreti attuativi è - sostiene il presidente dell'Anev - un atto che non comporta oneri per lo stato, ma consentirebbe al contrario l'avvio di un processo destinato a portare benefici economici, occupazionali e ambientali al Paese. «I 10 miliardi che in questo momento attendono di essere investiti - precisa - sono tutti a carico di privati. Si stima che il rilancio del settore eolico consentirebbe di creare 37mila nuovi posti di lavoro entro il 2020».
L'obiettivo italiano è di raggiungere i 13mila MW di potenza eolica installata nei prossimi otto anni. «Al momento - rileva il presidente di Anev - siamo solo a metà strada. Se non ci si muove in fretta, non solo diventerà più difficile raggiungere gli obiettivi, ma si rischierà di incorrere in sanzioni molto pesanti". Al danno, quindi, si aggiungerebbe la beffa. «L'Italia è un Paese esportatore di tecnologia eolica. Grazie al nostro know how nella meccanica di precisione, nell'elettromeccanica e nella lavorazione dei materiali utilizzati nella fabbricazione delle pale, sul nostro territorio si producono componenti cruciali degli aerogeneratori. Mancare gli obiettivi nell'eolico, insomma, non significherebbe solo rinunciare a benefici economici e occupazionali, ma anche trasferire risorse ai paesi dove operano nostri competitor».
Nei mesi passati il settore eolico ha subito anche due pesanti misure economiche: «Il taglio del 22% degli incentivi e l'estensione al nostro comparto della Robin Tax. A differenza che per altri settori, per noi questo provvedimento non è stato un'addizionale, bensì l'introduzione di una nuova tassa del 10,5%». A fronte di tutto questo, l'Anev richiede chiarezza sui nuovi meccanismi di incentivazione e accetta anche di prendere in considerazione l'introduzione delle aste per premiare gli operatori più seri.
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