L’Italia non spende più: tutti in fuga con Sheva

I grandi, azzurri compresi, hanno puntato su Spagna e Inghilterra. Il Milan si è limitato a Oliveira e la Roma a Defendi. E l’Inter, dall’estero, ha «riciclato» Crespo

Claudio De Carli

Qualcuno ha detto che la nostra federazione avrebbe dovuto agire come quella brasiliana alla coppa del mondo del ’38 in Francia: dalla paura che, una volta arrivati a Marsiglia, i suoi campioni avrebbero ceduto agli ingaggi dei ricchi club europei, venne l’idea di congelare tutti i loro conti bancari, e comunque il Brasile sbarcò con le riserve rischiando ugualmente di vincere quel mondiale.
Quest’anno dalla nostra serie A ne sono scappati talmente tanti da ricordare quella storia di calcio povero e brasiliano, roba da non crederci. Nell’agosto ’82, terzo titolo mondiale fresco e stranieri assolutamente contingentati, arrivarono nel campionato non ancora più bello del mondo tipetti come Passarella, Diaz, Dirceu, Hansi Müller, e due a caso: Platini e Boniek, giusto per ricordare che l’emorragia ha colpito soprattutto la Juventus. Una volta arrivavano, adesso scappano, anche i nostri, e pure questa è una bella novità. Cannavaro, Zambrotta, Emerson e Thuram sono stati i colpi a effetto di Barcellona e Real, ma nel gruppo sarebbero entrati anche Trezeguet, Camoranesi e Buffon, se la società non fosse riuscita a chiudere le stelle nel recinto. Mettiamoci anche Gattuso, Pirlo e Kakà che per ragioni diverse avevano fatto un pensierino a Inghilterra e Spagna dopo l’addio con bacio sulla maglia di Andriy Shevchenko.
Pare sia l’effetto Moggiopoli che non ha compensato quello del titolo di tetracampioni del mondo. Su venti squadre della nostra serie A, undici hanno chiuso il mercato in attivo e fra quelle in rosso c’è da registrare una morigeratezza propria solo dei club al minimo sindacale, con contratti a progetto tipo quello di Christian Vieri, o il Siena con un meno 950mila euro in bilancio, l’equivalente di quattro locali con terrazzo in zona Magenta, a Milano, senza box.
La Roma, seria pretendente al titolo, dall’estero ha fatto arrivare il solo Rodrigo Defendi dal Tottenham, operazione a titolo temporaneo e gratuito, con un corrispettivo lordo di 263mila euro al calciatore per l’intera stagione e un diritto di opzione per 25mila euro per il suo acquisto a titolo definitivo. Con tutto il rispetto erano cifre che arrivavano dai campionati di sesta fila e facevano sorridere. Il Milan, che aveva abituato tutti al botto dell’ultimo minuto, si è portato a casa Ricardo Oliveira, brasiliano del Betis che ieri ha segnato i primi gol in allenamento ma che conoscevano in pochi, anzi di meno, dopo aver tentato con Ronaldinho, Torres, Ronaldo e Drogba. In fin dei conti anche l’Inter che ha rastrellato molto, lo ha fatto soprattutto nel mercato interno con la sola eccezione di Hernan Crespo dal Chelsea che ha però perso tutta la sua carica esotica in otto precedenti stagioni con Parma, Lazio, Inter e Milan.
Real, Barcellona, Chelsea, Manchester, i nuovi padroni sono oltre confine, perfino il West Ham ha chiuso il suo mercato portandosi a Londra Carlitos Tevez e Mascherano, mentre da noi l’ultimo colpo è arrivato dal Toro che ha battuto la concorrenza sull’Inzaghi del Sol Levante, il giapponese Masashi Oguro. E nessuno pensa più di riderci sopra.

È anche vero che probabilmente questa improvvisa attenzione alla borsa ha evitato di portarci a casa nani e ballerine, ma il fatto che anche un modesto coreano come Young Pyo abbia rifiutato la nostra serie A su stretto consiglio del suo Dio, sembra proprio un segnale bello grosso: se ci si mettono anche gli onnipotenti a parlare male di noi, qui la festa finisce presto.

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