L’ITALIA Il nostro ministro loda la Turchia. Ma lo sa che vogliono il califfato?

L’ITALIA Il nostro ministro loda la Turchia. Ma lo sa che vogliono il califfato?

di Magdi Cristiano Allam

Se in ambito finanziario ed economico il nuovo governo Monti dovrebbe affermare una discontinuità rispetto al passato, nel rapporto con i nostri vicini di casa islamici possiamo star tranquilli che opererà nel solco della continuità. Così come prima eravamo disinteressati al rispetto dei diritti fondamentali della persona e ci preoccupavamo esclusivamente delle forniture di petrolio e gas, dell’accesso ai mercati e della disponibilità dei fondi sovrani, ora faremo esattamente lo stesso. Ci potrebbe confortare il fatto che siamo tutt’altro che soli, così come emerge anche dal Congresso svoltosi a Marsiglia il 7 e 8 dicembre del Ppe (Partito Popolare Europeo), a cui aderisce la maggioranza dei capi di stato o di governo dell'Unione Europea, ben 16 su 27.
Nel documento conclusivo del Ppe si legge: «A seguito delle proteste popolari arabe e dei cambiamenti rivoluzionari, le nostre relazioni con i paesi coinvolti nella "Unione per il Mediterraneo" deve essere ridefinito. Il nostro scopo rimane assicurare la democrazia, la prosperità e la stabilità nella regione. Così l'Ue deve sostenere la transizione democratica nella parte meridionale della regione. In questo senso il nostro obiettivo per il nuovo partenariato euro-mediterraneo è di un nuovo quadro di cooperazione al fine di rafforzare le nuove democrazie e di fornire una nuova piattaforma per le relazioni politiche e la cooperazione economica».
I regimi islamici sarebbero le «nuove democrazie»? Fino a ieri aderivano al Ppe i partiti di Mubarak, Ben Ali, Gheddafi, Assad e venivano considerati «democratici». Oggi si volta pagina: benvenuti i partiti islamici!
Quando i dittatori militari erano ben saldi al potere sulla sponda meridionale e orientale del Mediterraneo li legittimavamo e corteggiavamo qualificandoli laici, moderati, alleati dell'Occidente sia nel conflitto ideologico con gli integralisti islamici sia nella guerra terroristica scatenata dai fanatici di Allah che applicano alla lettera ciò che è scritto nel Corano e ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Ora che gli integralisti islamici stanno conquistando il potere strumentalizzando il rito delle elezioni senza condividere i valori fondanti della democrazia, li stiamo legittimando e corteggiando qualificandoli come laici, moderati, alleati dell'Occidente sia contro i dittatori militari sia contro i terroristi islamici, assicurandoci quei beni materiali e quel denaro che sono quanto più di altro ci sta a cuore, ciò che ispira la nostra politica internazionale e, di fatto, la ragione con cui ormai concepiamo la nostra stessa vita.
Diciamo pure che se pur di far primeggiare il dio denaro siamo pronti a subire sulla nostra pelle la più vessatoria delle manovre economiche, persino a modificarci geneticamente trasformandoci da persone raziocinanti e credenti in individui produttori e consumatori, invece di fronte al dio islamico Allah ci limitiamo a prostrarci confidando nella benevolenza dei suoi adoratori ma senza azzardarci di offendere la loro ideologia o di urtare la loro suscettibilità. Anzi diciamo loro che sono sempre i migliori e che non nutriamo alcun dubbio sulla loro credibilità.
Ebbene oggi il governo Monti, certamente in linea con le direttive impartite dagli Stati Uniti e condivise dall'insieme dell'Unione Europea, si sta comportando con la stessa concezione data da Churchill della persona conciliante: «Uno che nutre un coccodrillo nella speranza che questo lo mangi per ultimo». Il ministro degli Esteri Terzi si è recato ad Ankara osannando Erdogan e reiterando l’appello all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ma è consapevole che Erdogan mira a riesumare un neo-califfato islamico che finirà per costituire la principale minaccia all'Europa? Terzi ha appena incontrato alla Farnesina gli oppositori ad Assad del «Consiglio nazionale siriano» assicurando loro l'impegno a inasprire le sanzioni per far prevalere la democrazia. Gli consigliamo di incontrarsi separatamente con i rappresentanti dei due milioni e mezzo di cristiani siriani che stanno fuggendo dal Paese perché temono seriamente per la loro vita qualora i Fratelli Musulmani, che sono il vero burattinaio della rivolta popolare, dovessero conquistare il potere. Incontri anche i cristiani in fuga dall'Egitto dove le «libere elezioni» hanno finora fatto emergere una netta maggioranza dei Fratelli Musulmani, che oggi definiamo moderati, unitamente ai salafiti, che consideriamo più radicali ma pur sempre espressione della legalità democratica.
Per assecondare la nostra fame di denaro e contenere la nostra paura dei vicini di casa irruenti fino alla violenza cieca, abbiamo tradito i dittatori militari e oggi legittimiamo i novelli dittatori islamici.

Finora abbiamo acconsentito che a pagare il conto della nostra spregiudicatezza e della nostra viltà siano i cristiani, gli ebrei, Israele, le donne musulmane, i laici, gli intellettuali, gli agnostici e i non credenti.
Ma presto toccherà a noi fronteggiare il coccodrillo islamico: quando non avremo prede da immolare sull'altare di Allah, per noi non ci sarà scampo.

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