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L’Italia ovale fa il cucchiaio agli scozzesi

da Roma

Quando un drop cambia la vita. Un semplice (si fa per dire) drop a un minuto dalla fine e gira tutto: partita, stagione, magari persino la carriera. Quella di Andrea Marcato, ventiquattrenne padovano, mediano di apertura del Benetton Treviso, dirottato da Nick Mallett nel ruolo di estremo, ma soprattutto incaricato di calciare tutti i palloni a disposizione della nazionale. Insomma, uno dei giovani su cui il ct sudafricano ha scommesso, appena sette presenze in nazionale, eppure capace al momento buono di mettere da parte tutti i tremori della gioventù per calciare in mezzo ai pali il drop che ha regalato all’Italia l’unica vittoria di questo Sei nazioni.
Una vittoria arrivata proprio con l’ultimo treno, quando ormai la sfida con gli scozzesi si avviava a un pareggio tutto sommato giusto. Anzi, per essere onesti, se c’era qualcuno che avrebbe potuto recriminare sul risultato sarebbe stata proprio la Scozia che per gran parte della partita ha giocato più di noi e ha osato più di noi, tanto da regalarci anche la palla della seconda meta con l’immancabile leggerezza che contraddistingue gli highlanders, quando si mettono in testa di aprire il gioco.
L’Italia invece fino a metà del secondo tempo è rimasta a guardare, ha tentato di vivere di rendita sulla meta tecnica conquistata dalla nostra mischia dopo 12 minuti, ma poi ha subito il gioco più creativo di Parks e compagni, soprattutto ha sofferto amnesie e sbandamenti che avrebbero potuto spingerla verso il famigerato cucchiaio di legno, quello che qualche tifoso scozzese si era portato al Flaminio infilato nel calzettone, sotto il kilt, per consegnarlo idealmente agli azzurri, dopo che gli highlanders avevano salvato la stagione battendo l’Inghilterra una settimana fa.
Cucchiaio di legno che invece quest’anno non verrà assegnato, grazie proprio al drop di Marcato che ha rotto l’equilibrio del Flaminio a un minuto dalla fine. «E a quel punto ho pensato a una cosa sola - ammette il numero 15 azzurro -: ho guardato il tabellone per capire quanto mancava». Già, un minutino scarso, che l’arbitro gallese Owens non ha aumentato del minimo recupero. Un fischietto insolitamente benevolo con l’Italia, tanto da far dire al presidente Dondi che tra le componenti essenziali di questa vittoria c’è stato anche un «ottimo arbitraggio». Che, tradotto per i non addetti ai lavori, significa: ci ha dato una mano. Offrendo poche punizioni al piede di Paterson, ma anche evitando di infierire su un presunto passaggio in avanti in occasione della seconda meta azzurra firmata da Gonzalo Canale, l’uomo che ci aveva tradito a Cardiff e a Parigi ma si è riscattato nel momento più importante.
Insomma un drop, un calcio da 3 punti, che ha salvato la faccia della stagione azzurra, ha evitato a Nick Mallett («Ho pianto per la vittoria: col Sudafrica non mi era mai successo») di finire subito dietro la lavagna al primo anno sulla panchina italiana, ha evitato che Marcato venisse giudicato per i due calci sbagliati piuttosto che per il colpo decisivo, e ha soprattutto evitato di spingere indietro l’Italia di qualche anno. Restiamo ultimi del torneo per una questione di punti, è vero, ma almeno non a quota zero. Dobbiamo ringraziare la Scozia, che aveva la pancia piena dopo la “caccia al pavone” (la vittoria sugli inglesi) e si è rilassata sul più bello, ma almeno una partita l’abbiamo vinta. L’importante, per favore, è che non la si faccia passare per un’impresa.

Altri risultati: Inghilterra-Irlanda 33-10, Galles-Francia 29-12. Classifica finale: 1. Galles 10 punti, 2. Inghilterra 6 (+25), 3. Francia 6 (+10), 4. Irlanda 4, 5. Scozia 2 (-54), 6.

Italia 2 (-57).

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