«L’Italia Paese amico come l’Iran D’Alema diplomatico coraggioso»

Fawzi Salloukh: «Gli oppositori di Prodi vengano a Beirut per verificare se gli Hezbollah sono terroristi o patrioti. Teheran ha diritto al nucleare»

Fausto Biloslavo

da Beirut

Fawzi Salloukh, ministro degli Esteri libanese, considera i miliziani sciiti gloriosi «resistenti» e difende il programma nucleare iraniano. Diplomatico di carriera, classe 1931, viene considerato un tecnico in quota Amal, l’altro grande partito sciita del Libano. Qualche settimana fa Sallouk ha accompagnato Massimo D’Alema nella discussa passeggiata fra le macerie di Beirut a braccetto con un deputato di Hezbollah. In questa intervista esclusiva al Giornale invita anche l’opposizione al governo Prodi a venire in Libano a conoscere gli Hezbollah per decidere se sono terroristi o patrioti.
Ora che le armi tacciono, come pensa vada risolta la questione dei due soldati israeliani rapiti da Hezbollah?
«Penso che una soluzione pratica e razionale sia il rilascio dei libanesi ostaggi nelle prigioni israeliani, alcuni dei quali sono detenuti da oltre 28 anni, e dei due soldati rapiti».
Lei pensa che verrà il giorno in cui gli Hezbollah saranno disarmati?
«Certamente, ma penso che l’armamento di Hezbollah è il risultato di questioni irrisolte (nei confronti di Israele nda). Nessuno vuole mantenere un arsenale per sempre. La questione verrà risolta quando Hezbollah si sentirà sicuro di aver portato a termine la sua missione».
Lei, assieme a un parlamentare di Hezbollah, ha accompagnato il ministro degli Esteri italiano, D’Alema, nella zona sud di Beirut bombardata dagli israeliani. La passeggiata fra le macerie ha sollevato aspre polemiche in Italia.
«D’Alema è un diplomatico brillante e coraggioso, che conosce bene l’interesse dell’Italia. Il vostro paese sta giocando un ruolo importante in Medio Oriente. Per interpretare questo ruolo deve avere contatti con tutti gli attori sul terreno. D’Alema ha visitato Beirut sud per vedere di persona le distruzioni inflitte dagli israeliani. Qual è il problema?».
Molti hanno sostenuto che D’Alema non avrebbe dovuto andare a braccetto con un rappresentante di Hezbollah».
«Hezbollah fa parte della società libanese, è un partito politico, ha rappresentanti in Parlamento e due ministri nel governo. Gli Hezbollah non sono criminali, ma resistenti che hanno liberato oltre il 10% del territorio libanese che era occupato dagli israeliani. Inoltre sono ancora pronti a liberare quella parte del territorio ancora in mano agli israeliani come le fattorie di Sheeba».
Il problema è che gli Hezbollah vengono considerati da molti dei terroristi.
«Perfino l’Unione europea non ha deciso di inserire Hezbollah nella lista dei movimenti terroristi. Chiedo all’opposizione in Italia di capire e invito i suoi rappresentanti a venire in Libano. Vengano a visitare la periferia di Beirut e prendano contatto con gli Hezbollah. Poi decideranno se sono terroristi, oppure gente democratica e tollerante che lavora per la completa indipendenza e sovranità del Libano».
Non è preoccupato, come ministro degli Esteri, dell’influenza dell’Iran sugli Hezbollah?
«No. L’Iran ha buone relazioni politiche, commerciali e culturali con il Libano. Si tratta di un paese amico come l’Italia e la Francia».
Cosa pensa della volontà dell’Iran di proseguire nel programma nucleare?
«Ci deve essere un solo modello per tutti. L’Iran arricchisce l’uranio per uso civile con obiettivi pacifici come produrre elettricità. Molti paesi invece lo utilizzano per le armi atomiche. Ci sono o no bombe nucleari in Israele, Pakistan e India? Perché questi paesi possono arricchire l’uranio e l’Iran non lo può fare?».
Pensa che ci saranno problemi per i caschi blu italiani appena giunti in Libano?
«L’Italia è un paese amico. Tutta la gente del sud ha dato il benvenuto ai soldati libanesi e alle forze dell’Onu con fiori e riso. Se va a visitare il sud del Libano non vedrà un solo fucile».
Lungo il confine siriano ci saranno solo soldati libanesi. Basterà per bloccare il contrabbando di armi verso il Libano? «Sarà più che sufficiente. Abbiamo già dispiegato 8.600 soldati sul confine con la Siria, che verranno equipaggiati con strumenti di controllo avanzati come radar e scanner, i quali serviranno a bloccare qualsiasi acceso indesiderato da una parte o dall’altra».


Sarà possibile una pace definitiva con Israele?
«Quando Israele deciderà di vivere in pace con i suoi vicini e verrà risolta la questione palestinese, che è la madre di tutti i problemi dell’area, allora sarà possibile».

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