L’Italia a Pechino: parte la carica dei 700

Caccia ai 360 posti in azzurro disponibili per i Giochi. Dopo il 2008 rivoluzione tra i tecnici

Riccardo Signori

nostro inviato a Pechino

Dopo gli americani e gli australiani, tocca all’Italia: prima nazione europea. Non è lo sbarco sulla Luna, ma soltanto lo sbarco a Pechino, che una quindicina di anni fa sarebbe stata luna per il mondo dello sport. Gruppetto di esploratori a caccia del filone d’oro, che poi si traduce con Olimpiadi. Due anni, poco più di seicento giorni all’inaugurazione dei Giochi che faranno epoca se non successo. Pechino ha accolto tutti con l’immancabile puzzo di gas e un’aria avvelenata, cielo di una Lombardia autunnale e fumosa di nebbia, vai e vieni da formichine nelle strade, inesauribili garbugli di macchine sulle vie, una marea di circonvallazioni, strade ferrate, metropolitane, ormai città proibitiva più che Proibita.
Ma qui i Giochi stanno prendendo forma, non c’è nulla che te lo faccia dimenticare. Piazza Tienanmen è il cuore di una storia, ma pure il punto di riferimento per chi voglia scoprire i siti olimpici, gli alberghi delle delegazioni, i villaggi. «E con oggi inizia la nostra avventura olimpica», ha annunciato Raffaele Pagnozzi, capo delegazione del gruppetto di tecnici e dirigenti organizzativi che il Coni ha portato qui. Tredici ct (Ballerini, Castagnetti, Coppola, Maccarani, Magro, Mariani, Masetti, Mela, Perri, Quarantelli, Recalcati, Silvaggi, Vella) che rappresentano ciclismo e nuoto, canottaggio e ginnastica, scherma e judo, tiro a segno e boxe, canoa e tennis tavolo, basket, atletica e tiro con l’arco, studieranno, parleranno, vedranno. «Esperienza già provata con buoni esiti ad Atlanta e Sydney, trasferte lontane per lo sport italiano. Ecco la ragione di tanto anticipo nel venire a prendere appunti: ormai serve più scientificità, i tecnici possono fare gruppo e scambiarsi esperienze», ha concluso il capo delegazione prima di delineare come sarà l’Italia di Pechino. Innanzitutto con qualche cruccio. «I tecnici invecchiano, dopo il 2008 ci sarà bisogno di rinnovare, di aggiornarsi». Gli atleti saranno più o meno dello stesso numero di Atene (366), ma potrebbero mancare due squadre: l’under del calcio, se fin da stasera non cambierà marcia per arrivare fra le prime otto (a Pechino vanno le prime quattro) che si giocheranno l’Europeo, e la pallanuoto maschile che dovrà sgomitare per trovare posto tra le otto europee.
I potenziali atleti olimpici sono fra i 600 e i 700, ma 130 di loro sono già inclusi nel club olimpico, ovvero nei top destinati a cacciare medaglie. Forse ingolositi dall’ultima idea del Coni: «Aumenteremo la borsa di studio annuale che finora era di 14.500 euro». Ne arriveranno mille in più, al netto.

Generosità necessaria per tentare di mantenere la media medaglie che, nelle ultime Olimpiadi, si è assestata oltre la trentina (34 ad Atene). Necessario, quasi al limite della sopravvivenza, per uno sport che deve tenere botta con nazioni che corrono verso la razzia di medaglie: la Cina per prima.

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