nostro inviato a Cagliari
«I ritardi strutturali delleconomia italiana non sono segni di un declino ineluttabile. Sono la manifestazione di problemi profondi, seri, che però possono essere affrontati. È necessario trovare soluzioni durature e darne conto con chiarezza alla collettività». Nelle tredici pagine del suo intervento allassemblea Atic-Forex, ospitata a Cagliari dal Banco di Sardegna, Mario Draghi interpreta in pieno il suo ruolo da banchiere centrale autonomo, dunque neutrale. Non un cenno diretto a numeri del bilancio statale, nessuna stima di andamento delleconomia per questanno. Il governatore ricorda tuttavia che qualche giorno fa la Bce ha aumentato i tassi di 25 punti base per mantenere le aspettative di inflazione «saldamente ancorate con la stabilità dei prezzi». Mossa che avrà effetti sul costo del servizio del debito pubblico. «Il tempo per il risanamento dei conti pubblici e la ripresa della crescita - commenta - si è fatto breve».
Dagli anni Novanta, spiega Draghi, la nostra economia si è «insabbiata». Nel 2005 il Pil non è cresciuto, i prodotti italiani hanno perso quote nel mercato mondiale, il disavanzo pubblico si è ampliato. Allinizio di questanno «si coglie qualche segnale di ripresa, ma a tassi inferiori a quelli potenziali». Il deficit di crescita rispecchia le difficoltà del sistema produttivo a competere: «Caduto il rimedio illusorio delle svalutazioni competitive, laumento della produttività resta lunica via per creare prosperità e garantire lo sviluppo del Paese».
Considerazioni, quelle del neo governatore, che appaiono ispirate al principio della non ingerenza in campagna elettorale. Una neutralità che alcuni esponenti di spicco del centrosinistra, da Francesco Rutelli e Piero Fassino, interpretano invece come una richiesta di nuova strategia di politica economica.
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