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L’Italia ritrova il coraggio ma non riesce nell’impresa

RomaÈ un’Italia diversa, ma non basta a piegare l’Inghilterra. Al Flaminio passano ancora i bianchi, forse la più brutta Inghilterra vista dalle parti del Tevere. Passano grazie all’unico errore di un’Italia che per tutto il primo tempo rischia, ma tiene il confronto. Si dimostra combattiva, difende sulla linea del fuoco e riesce persino a passare in vantaggio grazie alla persistente presenza in fuorigioco degli inglesi. L’arbitro francese Berdòs non perdona e fa lo stesso anche Mirco Bergamasco, brutto stile ma mira accettabile quando si tratta di spedire il pallone tra i pali. Jonny Wilkinson non è in giornata, spara alle ortiche un paio di palloni giocando un match conservativo, da pensionato in gita.
Partita non facile da interpretare per il quindici di Mallett. Gli inglesi sanno come passare. Pronti, via e Tebaldi si inventa un mezzo miracolo per salvare l’Italia dalla solita incursione di Mark Cueto ma i segnali sono confortanti. Certo, meglio di quanto visto una settimana fa al Croke Park contro l’Irlanda. Al Flaminio la rimessa laterale infatti funziona. Bortolami perde qualche pallone ma in compenso mette ordine e anche una buona dose di fantasia nel fondamentale della conquista. Niente di trascendentale ma quanto basta per mettere nelle mani della cerniera Tebaldi-Gower qualche pallone da far girare per le linee arretrate. La sfida è tutta lì. La corazzata bianca resta in rada. È pericolosa ma la risposta della prima linea di difesa azzurra c’è tutta. Il piede di Mirco ci porta avanti e solo prima di andare al riposo Wilkinson riesce ad impattare il risultato sul tabellone (6-6).
Nell’economia del match pesa la scarsa disciplina delle due squadre. L’Inghilterra soffre le ripartenze di Zanni, il migliore dei nostri. Gli azzurri qualche problema lo mostrano nell’uno contro uno con le incursioni di Flutey, Armitage e Tait che fanno tremare i polsi. La gabbia italiana per recuperare funziona fino al 5’ della ripresa quando una chiusura a vuoto di Andrea Masi su Easter lascia l’Inghilterra padrona di un’autostrada che lancia Tait verso la meta. Wilkinson non è in giornata e il +5 non è una condanna per un’Italia che ha il merito di non disunirsi. Mallett butta nella mischia Canavosio nel ruolo di guastatore. Velocizza la trasmissione ma più che altro mette nel tema tattico della battaglia più carte da giocare.
La sfida resta aperta anche quando Wilkinson ritrova la vena perduta con la pedata. L’apertura del Tolone infatti porta a +8 il vantaggio inglese dopo un cartellino giallo che manda Castrogiovanni a bordo campo e lascia l’Italia in 14. Qui il coraggio azzurro diventa l’uomo in più anche contro l’ortodossia di marca inglese che macina gioco ma non finalizza. L’Italia in difesa c’è. I placcaggi si fanno sentire lasciando agli inglesi le briciole del gioco in superiorità. È un’Inghilterra fallosa contro la quale è sufficiente far pressione per guadagnare quantomeno un paio di piazzati. A spedirli tra i pali ci pensa ancora Mirco Bergamasco tra le ovazioni di un Flaminio che adesso comincia a crederci. Si arriva fino al -2 per l’ennesimo fuorigioco della linea di difesa inglese. L’Italia deve giocare sul sicuro, questa la linea di Mallett. Fare poche cose e sperare nell’errore degli ospiti. Ma a gelare l’ultima speranza azzurra ci pensa ancora Jonny con il drop che ci taglia le gambe in pieno recupero per il 17-12 finale. Nella testa non c’è spazio per recriminare e sarebbe anche ingeneroso visto l’impegno messo sul campo. Dal Flaminio esce un’Italia con una consapevolezza diversa.

La migliore premessa per giocarsi tra due settimane, ancora a Roma, la sfida della vita contro la Scozia.

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