Cronache

L’Italia di tutti i giorni vista da tre stranieri

L’Italia di tutti i giorni vista da tre stranieri

Da una parte l'altro, lo straniero. Dall'altra noi: storia, vezzi e quotidianità. Che cosa può nascere da questo incontro? Ieri i disegni di Rubens dei palazzi di Strada Nuova e il «Viaggio in Italia» di Goethe. Oggi una mostra ideata da tre giovani curatori stranieri, che con la complicità degli artisti italiani ci raccontano l'Italia da un punto di vista differente riflettendo sui suoi «aneddoti». Perché l'esposizione «Eppur si muove» (loggia degli Abati, palazzo Ducale, Genova, da oggi al 18 ottobre) prende corpo dall'esperienza, da una storia con la «s» volutamente minuscola che non teme di mettere in discussione l'oggettività e di gettare uno sguardo anche all'evento minimo. A quegli slittamenti di senso propri della dimensione personale quanto di quella collettiva.
Raccogliendo le suggestioni dell'aneddoto che vuole Galileo pronunciare davanti all'Inquisizione «eppur si muove», di Barthes e di Benjamin, l'arte contemporanea italiana risponde all'invito dei tre giovani curatori guidati da Ilaria Bonacossa. La mostra, salutata ieri da una lecture di Francesco Bonami è la sintesi delle esperienze del colombiano Inti Guerrero, dell'austriaca Julia Kläring e della belga Pieternel Vermoortel, che hanno indagato l'Italia dei musei, delle gallerie e degli studi d'artista grazie a un programma di residenza per curatori emergenti stranieri della Fondazione Edoardo Garrone e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Quattro mesi per conoscere il territorio, organizzare questa mostra - già ospitata a Guarene d'Alba - e tornare a casa con la voglia di portare gli artisti italiani con sé per il mondo.
Ed eccoli, gli artisti, dai più giovani che hanno lavorato ad hoc per l'occasione a quelli già affermati presenti con opere della Fondazione Sandretto. La storia italiana è intima con Moira Ricci, che ricolloca le fotografie della madre in contesti attuali riportandola in vita e creando una doppia temporalità affettiva. È quella di Eva Frappiccini, che ritorna sui luoghi degli anni di piombo per verificare la loro (in)capacità di serbarne il ricordo o del collettivo Claire Fontaine, che evoca Pinelli in parole al neon. È il paese in provincia di Asti di Diego Perrone, che ritrae i suoi anziani mentre stringono antiche corna dei più svariati animali. Un tempo, forse, sono stati guerrieri: più probabilmente lo siamo tutti, fin dai primi passi.
Sono invece di danza, con tanto di mise en scène anni '30, quelli del video di Rä di Martino che accompagnano, con efficace spaesamento, le note delle news della Bbc dell'anno scorso. E, ancora, la scultura sospesa di Davide Savorani dalla forma arcaica e misteriosa a suggerire una divinità o forse una reliquia. Già la reliquia, come quelle ordinate, in teca di cristallo d'ordinanza, da Emanuele Becheri: peccato che siano oggetti comuni fatti bruciare per renderli eterni.

La vista e i sensi sono ingannevoli, lo svelano anche Eva Marisaldi con le sue lame e gli altri artisti in mostra, come la storia quando non sa farsi particolare, interstizio, nome e cognome.

Commenti