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L’italiano di Marbella che ospita i re della Terra

Gian Luigi Epis è il direttore del Puente Romano, l’albergo di 274 stanze meta preferita di principi arabi e star di Hollywood

Patrizia Floder Reitter

da Marbella (Spagna)

«Il principe Salman bin Abdul Aziz è arrivato con un piccolo seguito: appena una cinquantina di persone. Potrebbe alloggiare nel palazzo reale Nahda, pochi metri da qui, ma Sua Altezza detesta apparire e sa che da noi la riservatezza è d’obbligo», afferma soddisfatto Gian Luigi Epis, 45 anni, italianissimo direttore dell’hotel Puente Romano di Marbella, la più mondana località nella costa spagnola. Qui, all’ombra di jacarande e delle oltre 400 varietà di piante che arricchiscono i 55mila metri quadrati del giardino in cui è immerso il cinque stelle, il governatore di Riad, che è uno dei sette fratelli Sudairi (dal nome della tribù di origine della madre Hassa, quinta moglie del fondatore dell’Arabia Saudita, Abdul Aziz), ovvero il clan più potente della dinastia reale saudita, finalmente si rilassa leggendo il giornale che il figlio Faisal edita a Londra, l’Asharq al-Awsat, acquistato ogni giorno da milioni di altri arabi in quattro diversi continenti.
«Il fratellastro dell’attuale sovrano Abdallah è un habituée, chiede sempre trenta stanze per una quindicina di giorni. Quanto spende? Solo di alloggio 30mila euro al giorno, tra pranzi e cene supera i 50mila. Più gli extra», fa sapere Epis. Il conto alla fine sfiora il milione di euro, un’inezia per chi appartiene alla famiglia che controlla un barile su cinque del petrolio mondiale.
Siamo nel «Miglio d’Oro», la zona più esclusiva di Marbella, una manciata di chilometri da quel porticciolo acquistato nel 1962 da José Banus, costruttore arricchitosi sotto il franchismo realizzando i quartieri periferici di Madrid, diventato simbolo di lusso sfrenato con i suoi negozi esclusivi, i ristoranti alla moda, i panfili esagerati. «Il Puente Romano è un altro simbolo, della Marbella dei Rothschild, di Elisabeth Taylor, di Alain Delon e di tanti altri che qui vi soggiornarono», spiega Epis, vissuto fino a 18 anni a Lodi, poi sempre in giro per il mondo a lavorare in alberghi, da dieci anni in Spagna e dal 2004 direttore di questo santuario marbellino (274 stanze, 500 dipendenti a disposizione della clientela, 400 euro il prezzo medio a notte).
L’albergo nasce nel 1979 accanto al mondanissimo hotel Marbella Club, l’ex finca del principe Augusto von Hohenlohe, già marito di Ira Fürstenberg e principale promotore del turismo di lusso sulla Costa del Sol negli anni ’50. «Olé olé» , come gli andalusi chiamavano il nobiluomo oggi deceduto, incapaci di pronunciarne il cognome, voleva farne un altro buen retiro per i vip stanchi della Costa Azzurra: poche abitazioni a due piani attorno a un autentico ponte romano, tanti alberi e fiori rari. «L’operazione ebbe successo e l’hotel divenne meta preferita di Farah Diba, José Carreras o Gina Lollobrigida. Anche Sean Connery, che a Marbella aveva casa, qui partecipava a feste memorabili», racconta il direttore. Oggi i due gioielli alberghieri del principe appartengono a David Shamoon, ricchissimo uomo d’affari iracheno, molto amico dell’ex di Carolina di Monaco, Philippe Junot, con il quale ama trascorrere serate giocando a scala quaranta.
Già, i tempi cambiano. «Fate come il duca di Windsor, comprate un terreno a Marbella», consigliava nel 1971 il New York Times. Arrivarono i Rothschild, i Bismarck, i Matternich; arrivarono anche gli arabi, l’oggi defunto re Fahd con la sua spettacolare dimora da Mille e una notte (3.000 persone al seguito nella sua ultima vacanza marbellina del 2002, quando per un mese e mezzo spese più di 6 milioni di euro al giorno) e imprenditori come Adnan Kashoggi che tra il ’76 e l’80 investì 300 milioni di dollari in immobili. Arrivò anche la mafia internazionale: nel 2003 l’Istituto andaluso di criminologia affermava che a Marbella «la corrupción es total» e nel marzo scorso l’operazione «Balena Bianca» ha portato al sequestro di 250 milioni di euro frutto di riciclaggio.
«Oggi abbiamo molti clienti arabi e miliardari russi con immense liquidità e nessuna classe», ammette il direttore del Puente, «ma se in luglio il presidente della Tunisia, Ben Alì, ha scelto una nostra suite per soggiornare a Marbella, se Luis Figo e sua moglie Helen adorano la cucina mediterranea che proponiamo e se la duchessa Sara Ferguson appena può ci raggiunge, vuol dire che il glamour di questo albergo resiste nel tempo».

Non a caso, il prossimo ottobre sarà la regina Sofia a presiedere la festa con lotteria, organizzata dall’hotel Puente Romano per scopi benefici.

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