L’italien de Paris rivive al Chiostro del Bramante

Laura Gigliotti

Quando Federico Zandomeneghi (1841-1917) venne trovato morto a Parigi era ormai un pittore dimenticato. Alcuni anni prima al critico Vittorio Pica che gli proponeva una personale alla Biennale di Venezia del ’14 l’artista rispondeva che la sua pittura non era «abbastanza popolare per imporsi in una mostra», del resto, vecchio com’era, non aveva il coraggio di esporre le proprie opere a un rifiuto. Nonostante l’apprezzamento di critici come l’amico Diego Martelli , Zandomeneghi era entrato in un cono d’ombra da cui uscirà solo negli anni Trenta. Merito, ricorda Maria Grazia Piceni, di Angelo Sommaruga, il vecchio editore di D’Annunzio, del giovane Arnoldo Mondadori e di Enrico Piceni autore di una monografia. Il ghiaccio è rotto, i suoi quadri sono accolti in gallerie pubbliche, nel ’52 la Biennale gli dedica una sala, nel ’67 esce il catalogo ragionato delle sue opere. E si susseguono le mostre fino alla prima grande esposizione dell’88 a Venezia. Infine l’ampia retrospettiva «Federico Zandomeneghi, un veneziano fra gli impressionisti», curata da Renato Miracco e Tulliola Sparagni, aperta al Chiostro del Bramante fino al 5 marzo 2006 (catalogo Mazzotta), che presenta circa 150 opere fra oli, pastelli e disegni, insieme a dipinti di altri artisti, da Fattori a Lega, a Monet, Renoir, Degas, Toulouse- Lautrec, a suggerire le atmosfere e la pittura del tempo. A Parigi Zandomeneghi giunge nel 1874. Ma, pur in contatto continuo e costante con l’Italia, vi rimane per sempre, mantenendosi disegnando figurini di moda e partecipando dal 1879 a tutte le mostre degli impressionisti, tanto che la sua arte verrà confusa con quella francese del periodo. La grande retrospettiva romana, che richiama nelle scritte dorate e nell'alternarsi dei colori pastello delle pareti delle sale lo stile dell’epoca, ripercorre l’intera parabola artistica di Zandomeneghi e tutti i temi della sua produzione. A partire dai ritratti femminili. Non le dame della società cosmopolita e mondana di Boldini, ma sconosciute fanciulle alla toilette, giovani fioraie dai capelli fulvi, modiste, cuoche, amiche al caffè. E la Parigi del quartiere degli artisti con il Moulin de la Galette, già raffigurato da Renoir, primo tentativo del venitien, o Zandò, come viene chiamato in Francia, di aderire alla nuova maniera di dipingere. Fra le opere più significative il grande dipinto di Michele Cammarano Incoraggiamento al vizio, di forte sapore verista e sociale, cui si riallaccia Impressioni di Roma, i poveri sui gradini dell'Ara Coeli, dipinto da Zandomeneghi durante un lungo soggiorno romano. Da segnalare alcuni capolavori come Il caffè che rimanda a Degas, Luna di miele dalla brillante cromia e Bavardage, fra le opere più celebri dell'artista,«manifesto delle atmosfere intimiste e borghesi della Parigi del tempo». Un’attenzione particolare meritano i raffinati e bellissimi pastelli.

Come Il risveglio e A letto dagli esiti pittorici di grande maestria, anche per le inquadrature e il ruolo dominante dello spaccato d'ambiente. Chiostro del Bramante, via della Pace. Orario: tutti i giorni 10-20, sabato 10-24, domenica10-21.30. Info: 06-68809035 e www.chiostrodelbramante.it.

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