L’Italietta al traino di Antonietta dei miracoli

Per capire, serviva stare seduti davanti ad Antonietta Di Martino: Antonietta dei miracoli. Presentazione degli Euroindoor di Parigi, che andranno in scena da oggi a domenica nel Palais Omsport di Bercy. Un centinaio tra fotografi e giornalisti davanti a lei, nostra signora dell’alto come lo fu Sara Simeoni. Quando mai potrebbe succedere a un altro italiano dell’atletica miracolata e miracolistica? Sospira: «Così è una bella cosa. Significa che hai fatto bene, almeno finora. Ma in pedana tutto questo non conta». Perfetto ma la Di Martino, leader azzurra per risultati e valore personale, poi ti racconta perchè valga la pena starla ad ascoltare come una diva, una che ha saltato 2,04. «Non mi esalto, l'obiettivo è l'Europeo, e l'entusiasmo preventivo può essere pericoloso». É dimagrita. Ha lottato contro un male. «La mononucleosi nel 2010 mi ha distrutto. Ho ricordi tremendi, non riuscivo a salire una rampa di scale, figuriamoci allenarsi. Ora sono tornata un'atleta in servizio effettivo. Le tre settimane passate a San Diego, in California, nel mese di gennaio, hanno contribuito a portarmi al massimo della forma».
Eccola di nuovo, lottatrice instancabile contro i tradimenti del fisico, che sono stati tanti negli anni. Oggi la allena il marito. Non sempre il parente al seguito può essere una buona soluzione. Valga per tutti l’esempio di mamma Howe. Però qui l’unione funziona. «Si discute», racconta. «Ma tutto finisce lì». Parigi è la prima tappa del 2011, non ci saranno Vlasic, Friedrich ed Hellebaut. Poi rotta verso Daegu, campionati del mondo. Sarà un caso se, nella carriera di Antonietta, c’è un posto particolare per l’argento vinto all’euroindoor di Birmingham 2007. «Il primo podio, la mia prima medaglia internazionale». In una stagione che la portò al record italiano, prima 2,02, poi 2,03, misura che valse l'argento mondiale a Osaka. Tutto nacque da un Europeino.
L’Italia, meglio l’Italietta, si presenta con 28 atleti.

Val la pena credere, nel triplo, a Simona La Mantia, argento europeo a Barcellona, e a Fabrizio Donato in casa del favorito: il francese Teddy Tamgho. Il resto rischia di essere miracolistico o quasi: da Gibilisco a Meucci, da Ciotti a Silvia Weisstener. Oggi cominciano in sedici, vedremo quanti resisteranno. Mai perdere la fiducia.

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