L’odontoiatria vuol ridurre il dolore

Combattere il dolore fino quasi ad eliminarlo è la sfida della moderna odontoiatria. Si stima che quasi un terzo dei potenziali pazienti non si avvicina al dentista proprio per non soffrire. Queste persone misconoscono le reali possibilità offerte dalla moderna implantologia e per paura preferiscono tollerare protesi mobili, cioè le scomode dentiere. Ne parliamo con il dottor Emilio Francini Naldi, un pioniere dell'implantologia (www.efran.it).
«Molti pazienti si preoccupano ancora oggi, ma senza ragione, del dolore e dello stress che un intervento pur piccolo come quello di implantologia può provocare. Un tempo si ricorreva all'anestesia generale, l'ospedalizzazione richiedeva tempi lunghi e sottoponeva l'organismo ad un indubbio stress. Oggi, con la sedazione cosciente questi problemi sono stati superati e le ansie sono ingiustificate. Si somministrano per via endovenosa farmaci che portano il paziente in una condizione di grande tranquillità pur lasciandolo completamente cosciente. Si tolgono in tal modo tutte le sensazioni negative, compreso il brutto ricordo dell'intervento. Poi si iniettano antiinfiammatori ed antidolorifici, in modo da rendere anche il periodo postoperatorio privo di dolori e gonfiori. Subito dopo l'intervento il paziente è del tutto cosciente. Il dolore, con le giuste terapie, può essere vinto».
Anche in casi difficili si può quindi ricorrere al trapianto osseo. «L'uso degli impianti dentali è ormai comune nella pratica odontoiatrica. Il poter posizionare le viti di titanio al posto dei denti mancanti e la capacità dell'osso di integrarle ci permettono di ottenere una nuova situazione, con denti fissi, anche in caso di estese mancanze. Per inserire gli impianti, però, è necessario uno spessore osseo congruo. Sovente nei casi in cui gli elementi dentali siano stati persi da molto tempo, l'osso ha subito modifiche dimensionali tali da ridurlo a spessori davvero minimi. Ma in realtà - precisa Francini Naldi - è sempre possibile aumentare lo spessore osseo con interventi di trapianto, oppure ricorrendo a procedure particolari di posizionamento. Il trapianto, fino a poco tempo fa, era unicamente quello autologo, che consiste cioè nel prelievo di piccole parti ossee dalla teca cranica o dalla cresta iliaca (l'anca), e nel loro inserimento nella sede della mancanza. Dopo circa 4 mesi si raggiunge la guarigione e l'osso inserito è solidale con quello della sede ricevente, ed è possibile inserire gli impianti nel nuovo spessore ottenuto. Il problema di tale terapia è però relativo alla sede di prelievo: possono insorgere temporanee difficoltà alla deambulazione per i prelievi dall'anca, e residuare affossamenti nella teca cranica, che si fanno evidenti in pazienti con scarsa presenza di capelli. In conclusione si può affermare che i maggiori problemi di questa terapia sono provocati dal prelievo dell'osso e non dall'impianto. Per ovviare a questa situazione da qualche anno, molti odontoiatri preferiscono l'osso di banca. Questo è osso umano di donatore, opportunamente trattato e disponibile presso le banche dell'osso. Si inserisce nelle zone della mancanza con le stesse modalità dell'autologo, ma senza la necessità di andarlo a prelevare da altre parti del corpo del paziente ed ha le stesse probabilità e modalità di attecchimento. La banca dell'osso evita il dolore del prelievo e non presenta effetti collaterali e lunghi tempi di guarigione. Un altro modo di ottenere denti fissi nei casi di scarsità ossea consiste nel posizionare gli impianti con modalità diverse dalle tradizionali: anziché ricercare il parallelismo, se si inseriscono obliquamente alcuni impianti, si riesce a raggiungere zone di osso altrimenti impossibili, ottenendo così protesi fisse di dodici elementi, fino cioè al primo molare, con un numero di denti sufficiente per una ottimale masticazione ed un'ottima estetica». Come avviene l'inserimento degli impianti?
«In modo atraumatico, senza cioè tagliare le gengive: dall'elaborazione al computer della tac si ricavano opportune mascherine in resina che, posizionate in bocca al momento dell'intervento, guidano con grande precisione le frese e gli strumenti da inserzione permettendo al chirurgo di ottenere un posizionamento ideale evitando di tagliare la gengiva, cioè senza sanguinamento ed assicurando un periodo postoperatorio del tutto privo di fastidi. Il paziente può riprendere immediatamente le normali attività ed i rapporti sociali senza alcun limite. In determinati casi è possibile inoltre posizionare i denti sugli impianti nella stessa giornata dell'intervento chirurgico.

I tempi di realizzazione del lavoro finito si sono via via contratti fino a giungere al carico immediato che consiste nel posizionare la protesi fissa il giorno stesso dell'intervento. Si può quindi affermare che oggi non esistono persone condannate alla protesi mobili». Anche l’odontoiatria ha compiuto costanti progressi ed incide indubbiamente sulla qualità di vita.

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