L’Olimpico semivuoto «a prova di sicurezza»

Alessia Marani

«Il biglietto? L’ho comprato ai Castelli. Problemi? No, nessuno. Questo è il documento». Avanti, prego. Ore 12,30 allo stadio Olimpico si aprono i cancelli. I tifosi, non tantissimi a dire la verità, per Roma - Udinese cominciano ad accalcarsi davanti alla Curva Sud. Ma anche di fronte ai Distinti. Alle due e trenta la maggior parte è già entrata. «I più - spiega Antongiulio Cassandra, dirigente di polizia ai varchi 18, 19, 20 e 21 - hanno seguito i consigli diffusi alla vigilia dell’incontro. Quelli di arrivare con anticipo per evitare il caos. Sostanzialmente tutto è filato liscio. Nessun intoppo particolare. Nessuna tensione fra i supporters in coda». Al Roma Point la società ha lasciato «botteghini» aperti fino alle 13,30. Chi arriva ha ben stretto in mano biglietto e documento. «Il mio nome? Sta scritto qua sopra, a penna - dice Francesco, 24 anni, del Quarticciolo - alla ricevitoria non m’hanno chiesto niente. Li conosco da una vita». Tornelli e controlli nominativi di tagliandi e possessori avevano già fatto il loro debutto domenica scorsa con Lazio - Messina. Per adeguare completamente lo Stadio alle nuove norme anti-violenza e anti-terrorismo, il Viminale ha concesso alla proprietà una proroga. Funziona così: si va alla rivendita, si acquista il biglietto mostrando la carta d’identità, allo Stadio gli addetti fanno riscontri a campione. I posti sono numerati. Se accadono scontri o tafferugli si è individuabili anche attraverso il numero dei seggiolini. «Una montagna che ha partorito un topolino - dice Giovanni Aliquò, segretario dell’Associazione Nazionale Funzionari di polizia -. L’unico sistema certo per l’identificazione del titolare è quello del biglietto elettronico vero e proprio attraverso una carta di servizi con microchip personale. Sì, insomma una tesserina magnetica con identificazione elettronica, da “ricaricare” magari on-line. In questo modo - aggiunge - si eliminerebbero tutti i disagi della prevendita e ogni tentativo di sfuggire ai check-in sarebbe vano». Ieri ad aspettare i tifosi un cordone di sicurezza di tutto rispetto tra reparto mobile e carabinieri in tenuta antisommossa. Si temeva un clima di tensione dovuto a possibili ritardi e «rallentamenti» nelle file ai tornelli ai varchi, dai sedici soliti ridotti a dodici. La Consap, altro sindacato di polizia, aveva chiesto addirittura al prefetto di inibire l’uso dello Stadio romano. Diverse autorità chiedevano al prefetto Achille Serra di sospendere il nuovo meccanismo. È stato lo stesso Serra, ieri pomeriggio, al termine della partita, a tracciare un bilancio positivo della giornata: «Le file non c’erano. Meglio di così le cose non potevano andare».

Peccato che entrare col biglietto nominativo di qualcun altro non sia così impossibile: «L’abbiamo sperimentato personalmente - dichiarano i delegati dell’Anfp - e nessuno degli steward sugli spalti si è preso la briga di verificare la corrispondenza tra biglietto e posto assegnato».

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