Politica

L’onorevole ds: «Straccia quella nomina o altrimenti tu con il partito hai chiuso»

Carmine Spadafora

da Napoli

«Io ti ho detto che abbiamo dei problemi politici. Con tutto il centrosinistra. Tu, quindi, prendi questa cosa, mi dispiace, è sbagliatissima. Perché l’hai fatto senza stare a sentire nessuno. Poi, se ognuno di noi può fare quello che vuole allora fatelo. E poi dopo, quando si fanno verifiche, eh, non è che ognuno di noi sta in un posto perché è stato voluto dal Signore... Io sto in un posto perché mi sono state affidate determinate cose che debbo fare. Se ognuno di voi pensa di agire come vuole, bene. Siete padroni di fare quello che volete. Però, però con noi è chiusa».
Destinatario della durissima reprimenda è Pierluigi Cerato, direttore generale della Asl Napoli 2. A parlare è l’onorevole Giuseppe Petrella, ds e amico personale del presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. La risposta più forte che potesse pervenire proprio a Petrella, dopo che due giorni fa, aveva definito il ministro della Salute, Francesco Storace, «scorretto da un punto di vista istituzionale», perché lo aveva accusato di «lottizzare i primari», è arrivata dalle «carte». Non dichiarazioni di parte, ma 12 paginette di intercettazioni telefoniche, firmate da un maresciallo della Guardia di finanza di Pozzuoli. Quattro intercettazioni autorizzate dalla Procura di Napoli, a cavallo tra l’11 e il 19 luglio 2003, nell’ambito di un’inchiesta sui vertici della Asl Napoli 2. Indagine culminata lo scorso 7 aprile con l’arresto di nove eccellenti, tra cui il «numero uno» dell’azienda sanitaria, Cerato, (all’epoca dei fatti direttore sanitario) accusato dai pm di falso e truffa. Con il supermanager finirono agli arresti anche funzionari della Asl e dell’assessorato regionale alla sanità, imprenditori e due marescialli dei carabinieri del Comando provinciale di Napoli, accusati di presunti favoritismi a un centro di riabilitazione dell’area flegrea.
Le intercettazioni sono arrivate ieri, con la «mazzetta» dei giornali, al senatore di An, Marcello Taglialatela. Decine di fotocopie e nel pomeriggio i dialoghi a colpi di ascia tra Petrella e Cerato sono finiti in redazione. Taglialatela e il consigliere regionale Enzo Rivellini, hanno tracciato uno scenario della sanità campana fatto di «lottizzazioni» e di «imposizioni di nomi» scelti per decisione dei partiti.
Nel corso delle telefonate Petrella accusa Cerato di avere «fatto una cosa pessima» (telefonata delle 10.44 del 19 luglio 2003). La cosa pessima sarebbe una delibera con cui avrebbe nominato, anziché «tale Di Pietro, candidato direttore sanitario dell’Asl Napoli 2», un’altra persona. «Questo non ha i titoli», cerca di spiegare il supermanager a Petrella. Ma la replica è ostinata. «Era tuo dovere chiamarmi. E non l’hai fatto. Quindi ti assumi tutte le tue responsabilità. Altrimenti col partito e con noi è finita».
Poi l’affondo dell’onorevole ds. «Ti prego di prendere questa cosa e di stracciarla, perché succede un casino». Cerato: «Pino, ma non posso stracciarla». Petrella. «Va be’, allora fa quello che vuoi, Piero. L’hai fatto? Tu ti assumi tutte le tue responsabilità. Fin quando sarò io il responsabile del partito è chiusa la situazione. Ma proprio chiusa».
Per Taglialatela e Rivellini la «cosa» che Cerato avrebbe dovuto stracciare è la delibera, con la quale si nominava un altro direttore sanitario al posto di Di Pietro. Dice il senatore di An: «Petrella dice a Cerato di stracciare non carte qualsiasi, ma una delibera, cioè un atto delle istituzioni: è gravissimo».
Il dg ricorda al parlamentare un precedente colloquio. «Allora tu mi hai detto: guarda, abbiamo questa pressione sui verdi. Verifica questa cosa, perché per noi è importante. Se ha i titoli devi fare questo. Se non ha i titoli, mi hai guardato e mi hai detto, fa’ venire questo da Bologna».
La lunga telefonata continua con la richiesta di Petrella a «ripensare a quello che hai fatto. Ma proprio vivamente perché scoppia un casino politico. Stiamo cercando di fare un accordo politico per il rilancio della coalizione, tu fai un atto così che può sembrare che voglio dare una spallata. Quindi io non c’entro proprio niente in tutta questa storia. Ma tu mi metti in grande difficoltà».
Taglialatela e Rivellini invitano la Procura ad aprire un fascicolo su Petrella, partendo dalle intercettazioni.

Poi, aggiungono: «Chissà chi è il presidente di cui parla Petrella nella telefonata».

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