L’Onu gioca a fare l’allarmista «Il virus A si unirà all’aviaria»

Si può immaginare un padre che dica al proprio figlio «non devi avere paura del buio» e poi riesca a dormire solo con la luce accesa? Perderebbe sicuro di credibilità. Ecco, più o meno è così. Nell’ultimo periodo l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha lanciato messaggi rassicuranti del tipo: «Evitare gli allarmismi»; «siamo assolutamente in grado di fronteggiare il virus A/H1N1». La popolazione mondiale, nonostante fosse preoccupata per gli effetti della nuova influenza, si sentiva protetta e in qualche modo conferiva autorevolezza all’Onu. Ma ieri, come per magia, tutte queste sicurezze sembrano crollate. Per l’Onu però. «L’unione fatale tra il virus dell’influenza A e quello, altamente patogeno, dell’aviaria potrebbe dar vita a qualcosa di molto spiacevole». Parole catastrofiche che non giungono né da un veggente né dal più pessimista degli uomini. A pronunciarle è stato il coordinatore dell’Onu per l’influenza, David Nabarro, in occasione dei lavori di Fmi e Banca mondiale a Istanbul. Non contento, Nabarro ha «corretto» pure il tiro: «Non si sa se questa unione dei due virus sia probabile oppure no, ma la possibilità c’è e dobbiamo lavorare per essere certi di essere preparati a questa eventualità».
Insomma, si annuncia al mondo la possibilità che venga fuori un nuovo mostro, un pericolosissimo virus che potrebbe far strage dell’umanità, però non si sa se sia probabile che ciò avvenga e si ostenta una finta fermezza nel combatterlo.
Oltre alla confusione presente in queste dichiarazioni, sembra che la famosa psicosi collettiva dalla quale l’Onu invitava le persone a liberarsi, abbia colpito esso stesso. Così facendo si genera solo il caos, dal momento che la gente non ha ancora acquisito una reale cognizione degli effetti e dei pericoli dell’influenza A. L’Oms, agenzia specializzata dell’Onu, da quando si sono verificati i primi casi di contagio si è persa in una serie di dichiarazioni contraddittorie che di sicuro non aiutavano a capire. «La febbre suina non sarà una nuova Spagnola» (la terribile malattia che uccise circa 50 milioni di persone tra il 1918 e il 1919) e «se l’epidemia dovesse arrivare a livello 6, cioè pandemia, non sarebbe la fine del mondo». L’Organizzazione mondiale della sanità, l’Onu, alcuni governi nazionali mandavano messaggi atti a non fomentare nessun tipo di allarmismo. E questo continuava col passare del tempo e con l’aumento dei contagi e dei decessi nel mondo.
In più, non basta il timore di Alien, ma Nabarro riesce anche a preoccuparsi per l’economia. «Le conseguenze dell’influenza A sono state finora moderate - ha dichiarato il coordinatore dell’Onu - ma se il virus dovesse mutare i costi per l’economia ammonteranno a miliardi di dollari e avremmo bisogno di 78 milioni di dosi, mentre ne abbiamo soltanto 13 milioni». Come rassicurarsi con queste parole? Ma non si diceva alla gente di non creare allarmismi?
Cosa è cambiato per paventare addirittura il rischio di una fusione del virus A/H1N1 con quello H5N1 (quello dell’aviaria)?. Finirà che saremo noi stessi a rincuorare l’Onu dicendo che l’influenza stagionale provoca all’anno in Italia 8.

000 morti, cioè la metà dei decessi causati finora dall’A/H1N1 nel mondo. Che nonostante il più alto tasso di contagio si ricorrerà ai vaccini per le categorie più a rischio. Sarà il figlio a spegnere la luce del padre dicendogli: «Non avere paura».

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