Silvia Marchetti
La delibera sulla riqualificazione di piazza Navona è «illegittima», senza fondamento. È quanto emerge dalla lettera aperta al sindaco Veltroni spedita dallassociazione Navona 2003, che riunisce gli esercenti di bar, ristoranti e locali. Condensate in due pagine, cè tutto lo «sconcerto» verso loperazione-decoro del Campidoglio, che si abbatte non solo sui pittori ma anche sulle attività commerciali, riducendo del 50 per cento loccupazione di suolo pubblico. La missiva, firmata dal presidente dellassociazione Guido Campopiano, smonta tutto il corpus normativo della delibera n. 568 approvata lo scorso 28 ottobre. Nellelaborazione della legge-decoro, la giunta comunale ha infatti adottato i risultati di una commissione istituita nel 2003 con lobiettivo di «predisporre un piano sulla massima occupabilità di suolo pubblico delle aree sottoposte al vincolo di tutela». Per piazza Navona, inserita nei cosiddetti «salotti della Città», la commissione ha stabilito che gran parte dellarea doveva essere «liberata» per consentire «la visibilità e godibilità» delle fontane e degli altri monumenti artistici. Ma stando agli esercenti, i lavori della commissione non potevano essere utilizzati per nuovi atti amministrativi perché una successiva delibera del Consiglio comunale (la n.119/05) aveva revocato sia la commissione che i risultati ottenuti. Insomma, «limpianto normativo» usato dalla giunta per la delibera di piazza Navona era «al momento della sua adozione - si legge nella lettera - inesistente perché revocato». E dunque «inutilizzabile». Di conseguenza, loperazione-decoro - ossia lo sfratto dei pittori e la penalizzazione dei pubblici esercenti - presenta aspetti di «illegittimità patente e di distorsione della realtà». Un castello costruito in aria, senza reali presupposti. Guido Campopiano lancia un ultimo appello al sindaco: se esiste la possibilità di rivedere insieme la delibera e quindi rimettere in discussione tutta la strategia di riqualificazione di piazza Navona, gli esercenti sono pronti a collaborare. Altrimenti si va alla guerra aperta, che potrebbe passare alle vie legali approdando direttamente in tribunale. Specie quando ben altri sono i problemi di cui dovrebbe occuparsi Veltroni.
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