«Unica via giusta andare via lontano, lontano, lontano, magari a Cormano». Forse la vecchia canzone di Fabio Concato ronza in testa al premier sussiDario Franceschini in questi giorni amari in cui chiunque passi sotto la sede del partito viene preso in considerazione come suo possibile successore. Lumore non devessere quello dei giorni migliori. E non è un caso se ieri lUnità, in versione ricostituente del buonumore, provava a strillare in prima pagina un «viaggio nel Pd che vince». Due pagine dense di box, titoletti, numeri, casi, esempi, per dire che, alla fine, è andata davvero bene. È vero: si è perso tutto il Nord, si è perso anche il Sud, al centro cade Piacenza, vacillano Prato, Ferrara, Parma, Rimini, e pure Bologna e Firenze, in Marche e Umbria cè stato il sorpasso da parte del Pdl. Però, compagni, non demoralizziamoci troppo: in fondo abbiamo preso Cormano.
Ecco, appunto: unica via giusta, andare via lontano, magari a Cormano. La nuova linea dei Democratici la traccia Concato. Non è nemmeno difficile seguirla: a Cormano cè pure luscita della tangenziale. Facile da trovare. Dal punto di vista del paesaggio non sarà un gran che, un po metropolitano, come dire?, tutta traffico e distintivo. Però a Cormano cè villa Manzoni da visitare: un letterato come Franceschini saprà apprezzare. Al cimitero del paese sono sepolti anche i famigliari del grande Alessandro. E poi come diceva quella tiritera del XVII secolo? «Se Cinisell lè bell, a Corman lè pien de stell». Ecco, appunto, piena di stelle. Il posto giusto per Franceschini: magari riesce a trovarne una che gli porti un po di fortuna.
Finora ne ha avuta poca. Ieri per esempio era atteso al convegno dei giovani di Confindustria a Santa Margherita. Non si è presentato. Nessuna motivazione ufficiale. Ma come? Per mesi dici che vuoi confrontarti con i problemi reali del Paese, che vuoi discutere di economia e di crisi, e poi ti invitano a confrontarti sui problemi reali, a parlare di economia e di crisi e tu dai forfait? Il pacco alla Gheddafi è risultato ancor più evidente quando, poche ore dopo il mancato incontro a Santa Margherita, Franceschini è apparso a Roma, in una conferenza stampa convocata in tutta fretta, per riaccendere i fuochi della polemica personale con il premier. In questo breve passaggio orario, infatti, cè tutta la strategia del segretario pro tempore del Pd: sui problemi reali tace perché non ha nulla da dire. Fugge, scappa, evita il confronto con gli imprenditori. Poi compare a Roma. Con ununica ossessiva idea: attaccare Berlusconi.
Povero leggenDario. Lex democristiano della corrente letteraria ormai sè trasformato in questo: una macchietta dellantiberlusconismo fuori tempo massimo, un Pancho Pardi al sapor di salama, un dipietrista senza nemmeno la forza durto di Di Pietro. Tonino, se non altro, marcia come se fosse sempre su un trattore, a Franceschini non hanno ancora dato nemmeno il triciclo. Il risultato sè visto: nelle prime ore di confusione post elettorale ha cercato di convincere tutti che perdendo 7 punti percentuali rispetto alle politiche 2008 aveva ottenuto una vittoria. Ma ora sul suo tavolo piovono i numeri reali, e non si può più bluffare. Se si confrontano i voti reali si ottengono numeri impressionanti: fra le politiche 2008 e le europee 2009 il Pd ne ha persi il 33,6 per cento in Lombardia, il 47,1 in Trentino, il 75,6 in Valle dAosta, il 32,5 nel Veneto, il 33,1 in Piemonte, oltre il 40 per cento in Abruzzo e Molise, il 27,5 in Toscana e il 23,5 in Emilia, il 30,6 in Umbria, il 38,8 nel Lazio, il 33,4 in Campania e il 42,1 in Sicilia. Se si confrontano i voti delle province è peggio ancora: -42,4 per cento a Milano, -44,1 a Torino, -49,9 a Napoli, -40,5 a Venezia. E il tracollo non ha risparmiato le regioni rosse: -46,3 per cento a Piacenza, -37,1 a Rimini, -40,5 a Grosseto, -31,7 a Firenze, -26,7 a Bologna, -37,1 a Rimini, -30,3 a Prato, -36,9 a Pistoia. Però, ecco, come dice lUnità, ci si può consolare: sè vinto a Cormano.
Per carità, ci si consola con poco. Ma la verità è che, abbassato il polverone che avevano sollevato ad arte, gli esponenti non possono più fingere. Soprattutto, non possono fingere con loro stessi. Hanno preso una solenne batosta. E lagitazione con cui Franceschini cerca di accendere e cavalcare nuove polemiche, dimostra proprio la sua debolezza. Linsuccesso, si sa, dà alla testa. «Cerca di passare come vittima», commentava ieri qualcuno. Ma vittima di chi, se non di se stesso e del suo partito?
Lo spettacolo che dà il Pd in queste ore, in effetti, è divertente, anche se un po imbarazzante. Il segretario che aveva assunto lincarico chiedendo una sospensione delle lotte intestine è travolto dalle lotte intestine. Aveva chiesto per cortesia una tregua almeno fino ai ballottaggi. Ma la tregua non ha resistito nemmeno un minuto. Parla Bersani, sussurra DAlema, simpunta Letta. Escono fuori candidature come brufoli sul volto di un adolescente: Realacci, Binetti, Adinolfi, il medico esperto di eutanasia prof. Ignazio Marino (perfetto per un partito in coma), e naturalmente la Debora Serracchiani del Friuli, astro nascente eppur già un po cadente, passata in pochi giorni dallemarginazione sul web al sogno di succedere a Berlinguer. È così facile diventare aspiranti segretari che pare ci sia la gara fra i garzoni dei bar attorno alla sede del Pd: hai visto mai che portando su un caffè dici la parola giusta e ti trovi in lizza? Franceschini, poveretto, urla e strepita contro Berlusconi solo per nascondere la sua delusione. Il suo fallimento. E la malinconia per il fatto che è appena arrivato e già i suoi lo stanno invitando a preparare le valigie con una certa urgenza.
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