L’opposizione: "Deve dimettersi per la telefonata da Palazzo Chigi". Cicchitto: "Barbarie della politica"

L’opposizione: "Deve dimettersi per la telefonata da Palazzo Chigi". Cicchitto: "Barbarie della politica"

Roma - Ci ha messo qualche giorno, in attesa solo della lenzuolata di Repubblica, per sparare la prevedibile cartuccia: «Basta con le questioni esoteriche del Lodo Alfano e altre questioni, che non voglio titolare, che portano al centro le singolari abitudini del presidente del Consiglio - dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani - Basta. Andate a casa. Qualcuno stacchi la spina perché il Paese ha problemi seri». Il presunto sexy-gate in salsa marocchina, ancora più farraginoso degli altri imbastiti sempre dagli stessi giornali, resuscita per qualche ora il Pd. Franceschini chiede che il premier chiarisca in Parlamento («la telefonata del premier è da dimissioni»), altri piddini interrogano il ministro dell’Interno sul «caso Ruby», la nuova Noemi che Repubblica cercava da un anno.

Ma anche l’opposizione non se la sente di cavalcare in toto - anche se la sfrutta per quanto può, anche chiedendo le dimissioni - una storia che ha molti lati oscuri, molte stranezze ancora tutte da spiegare. Persino l’Idv di Di Pietro, che di norma in queste vicende si butta a capofitto per accusare il nemico di ogni bassezza e nefandezza, non va oltre una richiesta di chiarimento e qualche battuta («L’Italia rischia di diventare la Repubblica del bunga bunga»). Insomma anche nel quartier generale dell’antiberlusconismo si attendono resoconti più univoci prima di poter decidere un assalto. Sempre che arrivino. Il caso Noemi, da questo punto di vista, non è un precedente molto incoraggiante, e qualcuno deve averci pensato.

La questione sembra più riguardare il tema che ha occupato gli ultimi mesi, il fango, i dossier, la distorsione di fatti e indagini per colpire gli avversari. Quello che si è accusato il Giornale di fare, e che sembra piuttosto lo stile classico dei fogli più anti-Cav (che in più hanno rapporti molto stretti con le procure che indagano). Ne è convinto il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, secondo cui «ci troviamo di fronte all’ennesimo contributo per l’imbarbarimento della lotta politica». «Secondo il politicamente corretto», però, «quelle di Repubblica sarebbero inchieste giornalistiche di alto livello che si riconnettono a quelle fatte qualche mese fa».

La linea del Pdl sul tema della giornata è quella che indica il portavoce (aggredito qualche giorno fa per strada) Daniele Capezzone, per il quale la storia della ragazza marocchina non è venuta fuori per caso e in un momento casuale: «Ormai è chiaro a tutti che c’è un obiettivo preciso di alcuni ambienti: tenere in costante fibrillazione il governo Berlusconi e la maggioranza, impedire che ci sia anche una sola settimana di lavoro sereno - spiega Capezzone - A questo scopo, tutto fa brodo: gossip, campagne scandalistiche, aggressioni mediatiche, lanci di fango. Gli italiani devono sapere che è in gioco molto più di quel che appare: è messo in discussione il loro diritto a essere governati da chi ha vinto le elezioni. E invece, gli sconfitti nel voto vorrebbero usare la carta dell’aggressione mediatica e giudiziaria come strumento per ribaltare gli esiti elettorali».

Temendo di scivolare nuovamente e farsi un autogol, il centrosinistra glissa sul lato pruriginoso del racconto fatto da Repubblica e Fatto e prova a concentrare la potenza di fuoco sulla storia della telefonata partita da Palazzo Chigi e diretta alla questura dove la giovane era stata portata nel maggio scorso dopo l’intervento di una volante della polizia. «Non voglio entrare dentro la questione che riguarda le nottate del premier, né mi appassionano - dice Angela Finocchiaro, presidente dei senatori Pd - Stendiamo un pietoso velo. Quello che m’interessa è l’aspetto che riguarda il ruolo istituzionale del presidente del Consiglio. Se la telefonata alla questura di Milano fosse vera, ci troveremmo di fronte a un grave abuso». Prova a rispondere il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi: «Se i governi si dovessero dimettere a ogni telefonata di raccomandazione, nel mondo trionferebbe l’anarchia.

Berlusconi è una brava persona, anche se a sinistra non se ne vogliono convincere». Anche un finiano come Luca Barbareschi condanna il clamore sulla storia di Ruby: «Comincio a pensare che Repubblica sia il migliore complice di qualsiasi malefatta che avviene in questo Paese.

Perché dedicare tutto questo spazio a “puttanate” così grosse invece che parlare dei quattro o cinque argomenti a cui dedicherei le prime pagine di tutti i giornali?». Qualcosa ci dice invece che per almeno qualche giorno, ci sarà una ragazza marocchina in prima pagina. P.B.

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