Addio, senza rimpianti. Lopposizione, a cui Walter Veltroni ieri, nel suo discorso di commiato, ha «concesso» di non essere stata «mai distruttiva», non risparmia polemiche e un pizzico di ironia nel giorno delle dimissioni del primo cittadino. Il primo affondo arriva dallUdc. Il consigliere regionale Fabio Desideri prima invita i cittadini a «festeggiare» quello che è «un grande giorno per Roma», e poi ipotizza una modifica sul colle capitolino per «ricordare nella maniera più appropriata la figura di Veltroni sindaco». «In questo senso auspico - chiosa il centrista - che a piazza del Campidoglio, al posto della statua equestre di Marco Aurelio, venga stabilmente parcheggiata una betoniera: nessun sindaco, infatti, neanche Rutelli, ha mai cementificato il territorio amministrato come il candidato premier del Pd senza mai realizzare, e qui è la sua grandezza, alloggi popolari». Anche il capogruppo Udc in Aula Giulio Cesare, Dino Gasperini, non è morbido. «È la fine di un brutto film - sospira - che ha lasciato Roma senza una casa popolare in più, senza una linea di metropolitana in più, senza uninfrastruttura per trasporti e senza opportunità. Veltroni almeno ora ci risparmi lacrime finte e improbabili sermoni».
Toni e temi che tornano nel commento del capogrupo azzurro in Campidoglio, Michele Baldi, che rimprovera a Walter la «fuga» dal Comune: «Ha dimostrato di non sapere amare la città, se la amasse veramente non scapperebbe». Anche Baldi rimarca le pecche dellamministrazione Veltroni sul problema della casa. Lormai ex sindaco, secondo lesponente di Fi, «ha fallito sul piano dellemergenza alloggiativa, con troppi sfratti e grave mancanza di abitazioni popolari». Giudizi negativo anche «sulla sicurezza della città» e sulla «cattiva gestione delle municipalizzate: Ama, Acea e Atac in particolare hanno buchi di bilancio spaventosi».
A stigmatizzare il «carico emotivo» con cui il primo cittadino ha caratterizzato il suo addio è Samuele Piccolo, consigliere comunale di An. «Veltroni - attacca - non è riuscito a smentire se stesso nemmeno nel giorno in cui ha lasciato il Campidoglio. Poteva risparmiare ai romani le lacrime e i discorsi stucchevoli ai quali ci ha abituati in questi sette anni». Un lungo governo che, per Piccolo, «ha lasciato una città in pieno degrado con problemi e nodi da risolvere e da sciogliere che graveranno sul suo successore.
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