L’opposizione: i conti sono una cosa seria «Questa volta la fiducia non li salverà»

da Roma

Il centrodestra, a una sola voce, dice no alla manovra «spalmata» in due anni. E la voce grossa la fanno anche i centristi dell’Udc, che richiamano il capo del governo Romano Prodi. «I conti pubblici sono una cosa seria, non marmellata che si può spalmare», avverte il senatore dell’Udc Francesco Pionati, preoccupato dalle ripercussioni che potrebbero avere le divisioni dentro la maggioranza. «Se Prodi non riesce a liberarsi dai condizionamenti della sinistra massimalista che lo paralizza, ne prenda atto», conclude Pionati. Concetto rafforzato da Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori liberali, eletto nelle liste di Forza Italia. Siamo passati - osserva - «da un estremismo ad un altro. Padoa-Schioppa che tre mesi fa parlava di situazione grave, peggiore del '92, ereditata dal passato, da correggere con una finanziaria lacrime e sangue» a quello opposto «di chi oggi chiede il dimezzamento della manovra e il rinvio di qualsiasi riforma strutturale su pensioni e sanità».
A creare scompiglio nella maggioranza è stato il boom delle entrate fiscali nel primo semestre del 2006, che avrà effetti anche nei periodi successivi. «Gli allarmismi elettorali - sottolinea Della Vedova - si sono rivelati delle bufale». Il governo «si trova tra le mani un inaspettato “bonus Tremonti”, ma rischia di utilizzarlo nel peggiore dei modi possibili. Nel momento in cui si preannuncia un trend economico favorevole, sarebbe una scelta scellerata rimandare le riforme senza incidere in modo significativo sulla spesa». L’obiettivo del governo per il centrodestra deve rimanere quello del risanamento che - spiega Della Vedova - «va perseguito quando l’economia tira».
Sullo sfondo c’è la possibilità che il governo di centrosinistra chieda a Bruxelles un rinvio del rientro nei parametri del Patto di stabilità. «Ma così - avverte Della Vedova - si rischia di disperdere la credibilità acquisita dall’Italia negli ultimi difficili anni». Le difficoltà incontrate dalla maggioranza all’esordio di quella che si annuncia come una delle sessioni di bilancio più difficili degli ultimi anni, hanno dato argomenti ai sostenitori di intese che vadano oltre la maggioranza. Per il segretario della Dc Gianfranco Rotondi «l'agitazione tutta interna all'Unione sulla prossima Finanziaria è l'ennesima riprova di una fragilità oramai al limite del collasso e rischiosissima per il governo. Questa volta, però - avverte - non li salverà nessuna fiducia quando Padoa-Schioppa dirà alla sinistra radicale le sue condizioni per restare. Difficile che uno come lui perda la faccia per salvare i teoremi ideologici della sinistra.

Per questo ritengo necessario puntare non sulle grandi intese, ma piuttosto rilanciare la politica del confronto, una prassi parlamentare alta che, nella cosiddetta Prima Repubblica, aiutò l'Italia a superare un incrocio più pericoloso di quello attuale».

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