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L’opposizione iraniana "Blocchiamo il Paese" E' sciopero generale

Da domenica sciopero generale di quattro giorni. Moussavi torna a parlare: "Voto illegittimo". Le milizie chiedono l'arresto del leader riformista. Bilancio degli scontri secondo il governo: 20 morti, mille arrestati

L’opposizione iraniana  
"Blocchiamo il Paese" 
E' sciopero generale

Hossein Moussavi non molla, l'ayatollah ed ex presidente del parlamento Mehdi Karroubi lo spalleggia e l'ex presidente riformista Moammed Khatami torna ad appoggiarli. Quarantotto ore dopo la definitiva convalida del voto "beffa" il leader dell'opposizione è meno solo, meno debole. Il ritorno in campo di Khatami, da giorni silenzioso, il ricompattarsi al vertice dell'opposizione della «trinità» riformista segnalano che Alì Akbar Rafsanjani, vera eminenza grigia dello scontro per il potere, continua ad appoggiare il 67enne ex premier e la sua Onda Verde. Non a caso da ieri sera le voci di twitter, dei blog e di internet annunciano una grande manifestazione per stasera e uno sciopero generale capace di bloccare il paese dal 5 all'8 luglio.

Il riaccendersi di una protesta già data per sconfitta rischia però di trascinare Moussavi dietro le sbarre. Da ieri, le milizie basiji ne chiedono l'arresto e lo accusano di reati che prevedono condanne fino a dieci anni. L'offensiva di Moussavi parte anche stavolta dal suo sito web. Da lì l'ex premier accusa il presidente Mahmoud Ahmadinejad di guidare un governo illegittimo e chiede la liberazione dei «figli della rivoluzione» arrestati nelle scorse settimane. «Non è troppo tardi, una responsabilità storica c'impone di continuare la protesta di non rinunciare a difendere i diritti dei cittadini» - scrive Moussavi criticando la chiusura del quotidiano Etemad-e-Melli legato a Karroubi, chiedendo la rimozione della censura su siti, blog e giornali e ricordando che «in materia di diritti umani non esistono compromessi». A sostenerlo con toni altrettanto duri e inconsueti arriva l'ex presidente riformista Mohammad Khatami che definisce «inaccettabile» il risultato del voto e liquida come «un colpo di stato» il processo elettorale. Toni e giudizi in linea con quelli di un ayatollah Karroubi deciso a disconoscere la rielezione di Ahmadinejad.
Le esternazioni della “trinità riformista” innescano la minaccia dei basiji che scrivono al procuratore capo e accusano Moussavi di complicità in almeno nove reati contro la sicurezza dello stato scaricandogli addosso sospetti capaci di costargli una condanna ad almeno dieci anni. L'insospettata vitalità di Moussavi e dell'opposizione coglie di sorpresa persino le forze di sicurezza che proprio ieri azzardavano un bilancio finale della protesta. Secondo il capo della polizia, Esmail Ahmadi-Moqaddam, i venti giorni di scontri e manifestazioni sarebbero costati la vita a 20 dimostranti e avrebbero portato all'arresto di 1.032 sospetti molti dei quali già rilasciati. Secondo Moqadam la polizia ha anche chiesto all'Interpol di arrestare Harasj Hejazi il medico fuggito a Londra dopo aver cercato di soccorrere Neda Soltani, la dimostrante uccisa simbolo della rivolta. Secondo la polizia il medico sarebbe parte di un complotto ordito per attribuire al regime l'uccisione della ragazza.

Ieri intanto sono tornati liberi altri quattro dei nove dipendenti iraniani dell'ambasciata britannica arrestati sabato. L'unico ancora in carcere avrebbe svolto, secondo fonti del regime, «un ruolo importante nelle manifestazioni».

A Londra però Iran Tv, la tv sponsorizzata da Teheran e considerata la voce inglese del regime, perde colpi. Ieri il presentatore Nick Ferrari uno dei volti britannici che avevano accettato di lavorare per l'emittente ha annunciato le sue dimissioni in seguito al rigido controllo sulle notizie imposto dall'emittente.

Lauren Booth, sorella "povera" della più famosa e ricca Cherie Blair, conduttrice su Iran Tv di un programma intitolato "Ricordate i bambini di Palestina", sostiene invece di non aver notato alcuna censura e di esser assolutamente intenzionata a restare.

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