L’opposizione paralizza il Cda e nega la replica leghista in tv

L'imbarazzo della tv di Stato. Dopo cinque ore di vertice, passa il diktat dei consiglieri di centrosinistra. E Masi chiama a rapporto il direttore di Raitre Ruffini

Roma Più di cinque ore nel bunker del settimo piano, clima teso per la grana fatta esplodere da Fazio e Saviano con l’attacco alla Lega «collusa» con gli ’ndranghetisti. Stranamente per tutto il tempo non fuoriesce mezza notizia dalla sala del consiglio di amministrazione, «segno - dicono le malelingue di Viale Mazzini - che la questione è molto imbarazzante». E molto imbarazzante lo è davvero per Raitre e i suoi supporter politici il «bavaglio» a Maroni. Ma cinque ore non bastano per mettere d’accordo i consiglieri, che dopo le discussioni generiche sul pluralismo del programma e sull’opportunità di invitare i politici (anche qui dividendosi) si scontrano sul tema clou, l’ordine del giorno proposto da Giovanna Bianchi Clerici (quota Lega) per «impegnare - si legge nel testo - direttore generale e direttore di Raitre a dar corso al diritto di replica richiesto dall’onorevole Maroni nella prossima puntata di Vieni via con me». I consiglieri Van Straten (Pd), Rizzo Nervo (pd) e De Laurentiis (Udc) non sono d’accordo a mettere ai voti questa proposta, e siccome l’ordine del giorno non era previsto per la seduta di ieri, in questo caso i regolamenti richiedono l’unanimità perché venga votata. Quindi la mozione maroniana non viene neppure votata, anche se è chiaro quale sarebbe stato l’orientamento dei consiglieri di opposizione. Dai quali è partita una controproposta di mediazione, fermamente respinta dalla Clerici, perché «in casi come questi ritengo che i vertici aziendali debbano esprimere un indirizzo chiaro e netto, senza rifugiarsi in formule comode ma generiche». L’opposizione nel Cda proponeva di fatto un generico impegno, rivolto alla direzione generale, a «individuare delle modalità per risolvere» il caso Saviano-Maroni. Un finta soluzione, già di fatto superata dagli eventi, stante l’indisponibilità di Ruffini a invitare Maroni e quella del ministro a palesarsi sotto forma di videoclip. Così, non trovando un accordo, si è rinviata la discussione al prossimo consiglio di amministrazione, in cui a quel punto i consiglieri di opposizione dovranno manifestare con il voto la loro contrarietà. L’ipotesi, tutta da verificare, è che si faccia ancora in tempo a deliberare per consentire a Maroni di essere presente all’ultima puntata del programma, non certo per la prossima ormai fuori tempo massimo. Sempre che nel frattempo il direttore generale non porti a più miti consigli Ruffini, direttore di Raitre. Se ne riparlerà oggi.
Scoppia anche il caso Loris Mazzetti, capostruttura molto attivo anche nelle dichiarazioni pubbliche. La vicenda ha solo sfiorato il Cda, a cui è stato consegnato un dossier che raccoglie i comportamenti «irregolari» (secondo le norme aziendali) di Mazzetti, che si è esposto con interviste a quotidiani e ospitate in tv, e non ultima con la replica non richiesta a Maroni appena scoppiato il caso.

L’Ufficio del personale Rai gli ha scritto dandogli cinque giorni per giustificare il comportamento «fortemente recidivo» (screzi in epoca Biagi), ma sembrano da escludere sanzioni estreme, anche se Mazzetti si martirizza da solo: «È stato un errore aver pronunciato quel discorso perché avrebbe dovuto farlo o il direttore di rete o il direttore generale», ammette. Un’altra sconfitta per i campioni di share di Raitre.
PBra

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