da Treviso
Va bene che lora di religione non è obbligatoria, va bene che i cattolici sono ormai una minoranza, come i panda, ma se la scuola esagera la Chiesa sincavola.
Forse il verbo incavolare non saddice a monsignor Giacomo Gava, responsabile degli insegnanti di religione della diocesi di Vittorio Veneto (Treviso), ma il ricorso al Tar che la stessa diocesi ha presentato contro i licei classico e scientifico «Marconi» di Conegliano aiuta a capire che qualcosa si è rotto tra le due istituzioni. La dicoesi guarda la scuola e non la riconosce più. Colpa dellorario delle lezioni che, ancora due anni fa, il consiglio distituto ha elaborato partendo da una raccomandazione di massima: mettere linsegnamento di religione o alla prima o allultima ora.
Dal punto di vista formale, la scuola non ha certo contravvenuto alla normativa introdotta dalla revisione del Concordato. Che, è il caso di ricordarlo, autorizza gli studenti che non vogliono avvalersi dellinsegnamento di religione ad allontanarsi dalla scuola o a frequentare lezioni alternative. Dal punto di vista pratico, sostiene la diocesi di Vittorio Veneto, il provvedimento del liceo «Marconi» è una sorta di istigazione alla fuga. Cioè, anche chi non ha nulla contro la religione e, in condizioni di diverso collocamento dellora avrebbe accettato di buon grado di frequentare il corso, preferisce entrare unora dopo o uscire unora prima.
«La prima riflessione - ha dichiarato al Gazzettino monsignor Gava - è che, messa così, lora di religione venga quasi trattata da cenerentola. In realtà si è trasformata in un momento fondamentale di dialogo e di crescita. Chi pensa che lora di religione sia una sorta di catechismo per ragazzi è ben lontano dalla realtà. Le tematiche che gli insegnanti di religione affrontano sono complesse e appassionanti, al pari di materie come storia e filosofia». La diocesi di Vittorio Veneto non vuole, insomma, che lo studio delle tematiche teologiche sia considerato del tutto marginale. Unora per fare altro, per arrivare tardi o andare via prima, in questo modo le lezioni più che facoltative rischiano di diventare inutili. Laccusa è chiara: la religione viene discriminata. Da qui il ricorso alla magistratura.
Dal canto suo il consiglio di istituto della scuola fa sapere che, a suo tempo, prese quella decisione per motivi squisitamente organizzativi.
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