È l’ora del sax di Parker icona della black music

La gloria è arrivata al fianco di James Brown. Entrambi grintosi, ferini, cattivi, simboli della cultura «black» che non si arrende (uno degli inni di Brown era Say It Loud I’m Black I’m Proud ovvero «Dillo forte sono nero e ne sono fiero»). Brown se n’è andato, ma Maceo Parker è ancora l’ambasciatore del funky, con quel sassofono roboante, il pulsante ritmo nero e metropolitano che segna le coordinate del rhythm and blues e del soul. «Maceo, I want you to blow», urlava sempre Brown per scatenare i bollenti spiriti di Parker in un assolo, e lui via con un uragano di energia. (E pensare che, secondo la leggenda, Maceo è entrato nella band di Brown al seguito del fratello Melvin, che il cantante volevava tutti i costi). Comunque, a 67 anni Parker è ancora un uragano e stasera si presenta con la sua band al Festival di Villa Arconati, a Castellazzo di Bollate (ore 21.30, info: 800.474747). Allievo di giganti come Julian Cannonball Adderley, il «ballabile» Kinc Curtis e il magico David «Fathead» Newman, dopo aver sottolineato alcune delle più belle pagine di musica nera da ballo e di protesta. La sua lunga carriera solista, punteggiata da album come Roots revisited, Mo Roots, Roots and Grooves, è costellata di collaborazioni importanti; ha nobilitato gli arrangiamenti di George Clinton, è stato in prima fila accanto a Prince e ha sconfinato in generi e stili diversi mettendosi a disposizione dei Red Hot Chili Peppers, della Dave Matthews Band (il popolarissimo gruppo bianco che gli deve molto) e persino della cantautrice Ani DiFranco. Con la sua band Parker affronta ancora la black music con la creatività e la carica di sempre, unendo spettacolarità e commercialità, virtuosismo e tradizione. Dal vivo è un’esplosione da non perdere.
Ad aprire la serata, sempre all’insegna del ritmo, il new afro del sassofonista nigeriano Seun Kuti, 28enne figlio della leggenda dell’afrobeat Fela Anikulapo Kuti.

Il padre è morto nel 1997 e Seun a 14 anni s’è caricato sulle spalle gli Egypt 80, la band di papà, diventandone la voce solista e portando avanti un miscuglio sonoro accattivante, anarchico e basato sul ritmo (non a caso i suoi maestri sono Miles Davis e il genialoide poeta e musicista jazz e blues Gil Scott Heron). Un aperitivo di classe che ben si accoppia con la macchina ritmica di Maceo Parker.

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