I bimbi di Manesseno, una frazione di SantOlcese, e i loro genitori rischiano di perdere lunico asilo pubblico, «Lorsacchiotto». I soldi scarseggiano e la giunta di centro sinistra tiene più alle finanze, che non alle 25 famiglie che non possono permettersi un aumento esorbitante della retta dellasilo. E il consigliere comunale di SantOlcese Massimiliano Tovo, appartenente alla lista civica di centro destra «SantOlcese al centro», si indigna per «la sordità dellamministrazione alle richieste emerse di non aumentare la retta di iscrizione», conseguenza certa se lasilo venisse dato ad una cooperativa. Tovo però non crede a queste parole, nè che la giunta non abbia altra possibilità di scelta che non sia quella di penalizzare le famiglie, «da un punto di vista economico e sociale»; allo stesso tempo dimostra di capire le necessità di bilancio che il patto di stabilità impone, «ma questo non significa che sia obbligatorio applicarlo sulle politiche di gestione che riguardano lasilo nido».
Tovo, con lappoggio del collega Andrea Tassano, ha deciso allora il 20 maggio scorso di porre uninterrogazione al sindaco o allassessore competente, perchè vengano chiarite una volta per tutte le intenzioni a riguardo delle attività dellasilo nido di Manesseno, e siano indicati con precisione i dati tecnico-economici. Allinterrogazione si aggiunge uninterpellanza, in cui i due consiglieri, con la partecipazione anche di Gianmichele Erre, mettono nero su bianco le prospettive sulla retta massima del nido: 449 euro mensili, senza alcuna distinzione fra i redditi familiari. Troppo, anche se inclusivo del servizio mensa, soprattutto se confrontato con i 360 euro di tariffa massima precedente al bando di gara per affidare ad una cooperativa esterna il servizio. Il peggio però deve ancora venire: il fatto che il Comune abbia scelto di penalizzare chi usufruisce dellOrsacchiotto sembra ai genitori dettato «dalla volontà di non intervenire su servizi popolari, che rendono in termini di voti». Il numero difatti di famiglie che soffre in questa situazione è esiguo e la rabbia degli interessati nasce da due fattori: il Comune li ha messi un bel giorno di fronte al fatto compiuto, e inoltre nessuno sembra preoccuparsi «del trauma del cambiamento che quasi sicuramente i bambini subiranno». Le richieste dei consiglieri e dei genitori, impegnati in un assiduo volantinaggio, dopo essersi rivolti anche al Secolo, non vogliono tentare di cambiare i progetti del Comune, ma cercare piuttosto di ritornare a un qualche criterio di giustizia sociale, poichè secondo Massimiliano Tovo «si potrebbe stabilire una retta di base, ma da una certa soglia di reddito in poi il resto della cifra deve essere calcolata in modo tale da non penalizzare le famiglie».
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