C'è lei, la Fondatrice, Maria Brignole Sale duchessa De Ferrari di Galliera, ritratta dal fotografo francese Nadar, ingioiellata e luminosa in viso nell'abito ottocentesco. Per «assistere i poveri infermi» ha voluto a Genova un grande ospedale, dimostrando «cuore materno ed animo più che regale», come si legge nella pagina ingrandita del «Cittadino» che riporta la cronaca dell'inaugurazione, il 16 marzo 1888. Ci sono le suore francesi chiamate qui da lei, e rimaste fino al 2001, le «Filles de la Sagesse», con la cuffia a larghe bande bianche, a rendere il Galliera un nosocomio bilingue francese-genovese. E c'è, fino ai giorni nostri, la storia di questo ospedale, che si fonde con quella della città, alla mostra fotografica «Gli eventi e la vita quotidiana: 120 anni del Galliera in 120 immagini» allestita, a cura di Domenico Carratta e Salvatore Salidu con la collaborazione di Susanna Anastasio, al primo piano della struttura centrale, lungo la galleria storica e nel loggiato antistante il Salone Congressi, nell'ambito delle celebrazioni per il 120° anniversario.
Le foto - provenienti dall'archivio storico del Galliera, dall'archivio fotografico del Comune, dall'Opera Pia Brignole Sale e da collezioni private - portano firme prestigiose: oltre a Nadar, anche Speick, Conteri, Leoni ed altri. Suggestivi gli scatti più antichi: i muratori in camicia, gilet, calzoni e cappello nel 1880, durante i lavori di costruzione; uomini e donne intenti al lavaggio a mano della biancheria nei lavatoi della lavanderia; l'asciugatura delle lenzuola, stese al sole sul prato; il cuoco e le cuoche, cuffietta in testa, nella grande cucina centrale con i lumi a olio o a petrolio.
Belle immagini immortalano, con un pizzico di nostalgia, gli spazi coltivati a orti e vigneti, dove ora si trovano i posteggi e il padiglione C. Si vedono i preziosi vasi della farmacia, forniti dalla ditta Pio Radif. E rivivono eventi storici: soldati in convalescenza passeggiano nel giardino durante la prima guerra mondiale; foto drammatiche documentano l'organizzazione del rifugio antiaereo al piano interrato e i gravi danni prodotti dal bombardamento navale inglese del 9 febbraio 1941.
L'assistenza ai malati e la formazione del personale sanitario si evolvono di pari passo con i laboratori, la farmacia, la sala chirurgica (dotata a fine Ottocento di un lettino, mirabile esempio di ebanisteria) mentre nella cucina centrale arrivano prima la luce elettrica e poi, negli anni Cinquanta del Novecento, caldaie a vapore e contenitori in acciaio rivestiti di smalto bianco.
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