L’outplacement come opportunità

Il mercato del lavoro sta attraversando una fase di grande cambiamento, indotto sia dalle ricadute della crisi sul settore industriale sia dalle proposte legislative su cui sta lavorando il Parlamento. L’articolo 18 e altri capisaldi dello «Statuto dei lavoratori» sono quotidianamente messi in discussione, così come la probabile contrazione dei consumi potrebbe rendere più marcato il problema degli esuberi sia per il sistema bancario sia per le imprese di ogni dimensione e specializzazione. Da qui la decisione del Giornale di dedicare allo strumento dell’outplacement la terza puntata del dossier mensile rivolto ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. L’outplacement è un servizio, ancora poco conosciuto in Italia, ma che può diventare un’arma in più per aiutare chi ha pagato o pagherà il conto alla crisi perdendo il proprio impiego, indipendentemente dalla mansione ricoperta. Secondo alcune stime l’intervento delle società specializzate può infatti arrivare a ridurre a un terzo il tempo di inattività. Anche se, certo, per la buona riuscita del processo molto contano, oltre all’età e al contesto geografico, anche la formazione del singolo e la sua flessibilità. In ogni caso i costi dell’outplacement sono a carico delle aziende che, da parte loro, ottengono il risultato di poter completare la prevista ristrutturazione con un minor tasso di conflittualità sociale. In queste pagine abbiamo così raccolto le proposte avanzate da giuslavoristi come Tiziano Treu e da esperti del settore come il senatore Maurizio Castro, ma abbiamo anche dato voce a quanti hanno provato sulla propria pelle che cosa significa restare senza un impiego. E non avere il coraggio di raccontarlo in famiglia.

Infine, proponiamo la consueta «bussola» per orientarsi tra i bandi e i concorsi che ci sono parsi di maggiore interesse.

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