L’Ucoii e la libertà di criticare l’Islam

Caro dott. Facci,
notiamo che di «licenze» lei se ne prende parecchie, soprattutto quando «opiniona» sulle musulmane e i musulmani in Italia. Dati della Fondazione ISMU invece parlano di percentuale decisamente più alte del 5% «perentorio» che lei cita: in Italia il 46,1 per cento dei musulmani maggiorenni frequenta le moschee e gli altri luoghi di culto islamici, una quota simile al 49,7 per cento dei cattolici che vanno regolarmente in chiesa. Le posizioni sulle questioni di politica internazionale sono articolate e condivise da un’ampia parte del mondo cristiano ed anche ebraico: siamo in molti a sostenere il diritto all’esistenza della Palestina, e siamo altrettanti a provare orrore di fronte ai bombardamenti quotidiani e agli eccidi di civili, che colpiscono un popolo virtualmente prigioniero in un lager a cielo aperto.
Vorremmo anche farle notare che la Consulta non è stata voluta dall’Ucoii, ma da Magdi Allam, e che dall’Ucoii è stata subita, con grande senso di responsabilità. Vorremmo ricordarle che non è stata l’Ucoii a chiedere di farne parte, ma vi è stata invitata. Vorremmo ricordarle che la «Carta dei Valori» è anch’essa un’invenzione del fantasioso Allam, e che sarebbe stata l’intollerabile discriminazione di un gruppo di persone solo a causa della loro religione, come già accaduto in passato, ad Ebrei e Testimoni di Geova. Ma ciò che vorremmo più di ogni altra cosa è che qualcuno ci spiegasse il perché di questo bisogno spasmodico di esercitare la «libertà d’espressione» nella mera critica all’Islam. Intendiamoci, è una perversione come un’altra, e potremmo anche farcene una ragione. Ma, francamente, non comprendiamo dove stia il godimento.
Buona vita,
ufficio del portavoce nazionale, rapporti con la stampa neo-con

Gentile Mitra,
della Consulta islamica e della cosiddetta Carta dei Valori non m’importa nulla: ho già scritto che la Costituzione basta e avanza per regolare diritti e doveri di chi viva in Italia o di chi, come spero voi, vi sia solo di passaggio.
I dati della fondazione li trovo ridicoli e non mi risulta che siano stati presi sul serio da nessuno. Il Ministero dell’Interno parla di un 5-10 per cento di musulmani adulti che frequenta le moschee, e ciò mi basta. Sull’improbabilità del vostro dato (46,1 per cento) gioca anche la logica; se è vero che in Italia vi sono 611 sedicenti moschee comprese quelle improvvisate in garage e scantinati (dato fornito dall’ultima relazione semestrale del Cesis) e se è vero che in Italia vivono circa 824mila musulmani, clandestini compresi (dato estratto dal Dossier statistico curato per la Caritas) se ne dovrebbe dedurre che ciascuna di queste moschee siano frequentate da una media di circa 674 persone per funzione quando le moschee italiane (le moschee, non gli scantinati e i garage) ne contengono in media poche decine.
Il diritto all’esistenza della Palestina e talvolta lo sdegno per certi sgraziati bombardamenti occidentali potrei condividerli talvolta persino io, il che è cosa molto diversa da legittimare, come fate voi, il terrorismo suicida in Israele e quello che massacra gli americani e gli occidentali in Irak, oppure incolpare non altro che l’invadenza italiana dopo la strage di Nassirya, oppure paragonare Israele a Hitler in un annuncio sui giornali, o più in generale figurare tra i finanziatori dei terroristi iracheni, tra gli esaltatori di Hamas, tra i solidali con Ahmadinejad, tra coloro che esaltano l’inferiorità della donna e condannano l’apostasia: ragioni, unite ad altre più gravi e innominabili, per cui confido nella messa in fuorilegge del vostro movimento.
Lei mi chiede infine, gentile Mitra, il perché di questo «bisogno spasmodico di esercitare la libertà d’espressione nella mera critica all’Islam». La risposta è semplice: perché da qualche tempo a questa parte, in Europa, si assiste da parte islamica a violenze e intimidazioni e intolleranze nei confronti della libertà di pensiero e di espressione a noi tanto cara: si tratti di semplici parole, di satira, di lungometraggi, di articoli, di altissimi pulpiti porporali. Questo con la complicità evidente, e spiace dirlo, degli Stati leader del famoso Islam moderato.

Il bisogno spasmodico di criticare l'Islam, come lo chiama Lei, nasce dalla consapevolezza che sinora non lo si è fatto in modo proporzionato, qui da noi, bensì intriso di cedevolezza e abulia mentale. In molti si sono stufati. Tra questi, io.
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