L’Udc attacca la Quercia e difende la Dc

Fi: «Per primi rispettiamo quei valori»

Francesca Angeli

da Roma

Attaccare Romano Prodi va bene ma non bisogna coinvolgere la Democrazia cristiana. A Lorenzo Cesa e a tutta l’Udc non è piaciuta l’allusione alle partecipazioni statali della Dc nel discorso in cui il premier criticava il leader dell’Unione.
«Una cosa è che Berlusconi attacchi Prodi per le cose che ha fatto, altra è attaccare la Dc - dice il segretario centrista -. Noi dell’Udc non abbiamo mai permesso che la storia della Dc venisse macchiata d’infamia. Non lo abbiamo mai permesso ai comunisti come non permettiamo di farlo ora a Berlusconi». E Cesa ricorda che la vecchia balena bianca «ha garantito 50 anni di pace, democrazia, sviluppo economico, portando l’Italia a essere la quinta potenza mondiale, aiutando le fasce medie e deboli della popolazione: ha avuto meriti storici che nessuno può liquidare, nemmeno Berlusconi». Cesa poi attacca la Quercia per la vicenda Unipol definendo «vergognoso» l’atteggiamento dei diessini che hanno parlato di complotto ai loro danni. «Sono posizioni inaccettabili - taglia corto Cesa -. Quattordici anni fa abbiamo avuto la vicenda di Tangentopoli e allora ci è stato spiegato che non esistevano complotti. Oggi invece i Ds sostengono che ci sono. È una posizione vergognosa».
Sull’intervento di Berlusconi torna pure il ministro centrista dei Beni culturali, Rocco Buttiglione, che difende a spada tratta le partecipazioni statali definendole «un elemento fondamentale per lo sviluppo economico del Paese, un sistema smantellato frettolosamente in favore delle molte privatizzazioni». Buttiglione non entra nella polemica sulla Democrazia cristiana ma sottolinea «ciò che di buono è arrivato dalle partecipazioni statali», condannando «il potere malsano nato dallo sviluppo delle privatizzazioni con grandi sacrifici del pubblico». Un elemento, questo, che «ha creato corruzione ed i presupposti per la fine della prima Repubblica».
A gettare acqua sul fuoco interviene il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, che parla di una polemica priva di fondamento. «La questione sollevata dal presidente Berlusconi riguarda le responsabilità di Prodi e non la storia della Dc», spiega Bondi. Insomma secondo il coordinatore azzurro Berlusconi non ha mai inteso parlar male della Dc ma soltanto di Prodi. «La questione non riguarda la classe dirigente Dc, di cui Forza Italia rappresenta la maggior parte degli elettori - assicura Bondi -. Berlusconi ha sempre difeso la dignità, i meriti storici e di governo della Dc».
E a confermare la stima degli azzurri per lo scudocrociato interviene pure Francesco Giro, responsabile di Fi per i rapporti con il mondo cattolico. «Siamo fra i primi a rispettare la storia e i valori della Democrazia cristiana, altrimenti non si spiegherebbe il largo consenso che Berlusconi riscuote dal 1994 fra gli ex elettori della Dc ai quali Forza Italia deve oltre il 60 per cento della sua consistenza elettorale». Oltretutto, ricorda Giro «è grazie alla discesa in campo di Berlusconi se i valori della Dc non sono stati passati al tritacarne dalla gioiosa macchina da guerra del Pci-Pds di Occhetto».
Il premier ha pienamente ragione invece per il segretario della rinata Democrazia cristiana, Gianfranco Rotondi. «Berlusconi - dice Rotondi - ha ricordato a Prodi una verità notoria: l'amnistia dell’89 ha salvato i dirigenti della Dc di sinistra e ha mandato alla gogna solo Forlani e quelli moderati».
A testa bassa contro il premier che «dovrebbe vergognarsi» il capogruppo della Margherita, Pierluigi Castagnetti.

«Dopo il prezzo che la Dc ha pagato infanga ulteriormente il nome della Dc - dice Castagnetti -. Chiedo e mi attendo che gli uomini che hanno militato nella Democrazia cristiana e che ora sono con lui abbiano un soprassalto di dignità e sappiano reagire».

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